Un tribunale inglese ha assolto alcuni attivisti di Greenpeace, sotto processo per aver danneggiato una centrale a carbone durante un blitz. Secondo la corte «la difesa del clima può essere invocata come scusa legittima».
Sei attivisti di Greenpeace sotto processo per danni fatti durante un'energica manifestazione di protesta davanti ad una centrale britannica a carbone sono stati assolti dal tribunale di Maidstone in Inghilterra, in base al principio che "la difesa del clima non è reato" e può essere invocata come "scusa legittima".
L'organizzazione ecologista ha prontamente inneggiato alla sentenza che sembra destinata a far storia nella giurisprudenza del Regno Unito e rischia di complicare i progetti energetici del governo Brown, deciso a varare una nuova controversa generazione di centrali a carbone e nucleari.
I sei attivisti erano accusati di aver fatto danni per circa quarantamila euro quando un anno fa tentarono di bloccare la centrale a carbone di Kingsnorth nel Kent, scalando la ciminiera e dipingendo lungo la parete il nome del primo ministro britannico.
Gli avvocati di Greenpeace hanno chiesto e ottenuto un verdetto di "non colpevolezza" insistendo sul tasto che il comportamento degli imputati era giustificato da una 'motivazione legittima': gli attivisti hanno infatti cercato di bloccare la centrale per "difendere l'ambiente, un bene comune, dall'impatto dei cambiamenti climatici".
Alla fine di un processo di otto giorni e sulla scia di testimonianze rese da un nutrito numero di esperti in cambiamento climatico la giuria popolare ha dato ragione agli ecologisti sostenendo che i danni da loro fatti alla ciminiera della centrale non possono essere considerati "criminali" e di rilevanza penale perché la finalità era quella di impedire danni molto più drammatici e devastanti all'ambiente.
La giuria è stata informata che la centrale a carbone di Kingsnorth emette 20.000 tonnellate di CO2 al giorno - la stessa quantità emessa in tutto dai 30 paesi al mondo meno inquinanti - e che la situazione si aggraverà ulteriormente se il governo di Sua Maestà la spunta e riesce a far costruire una nuova centrale a carbone vicino al sito già esistente sulla penisola di Hoo in Kent.
Azioni di protesta dello stesso genere sono state effettuate da attivisti di Greenpeace in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda all'India, dall'Indonesia all'Italia. In Italia, azioni di protesta su centrali a carbone sono state effettuate a Porto Tolle (Rovigo), Civitavecchia e Brindisi.fonte: lanuovaecologia.it
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