Ufficialmente era materia prima seconda, ma in realtà nel container c'erano 21 tonnellate di rifiuti urbani e speciali per un valore di 10.000 euro. L'azienda sotto accusa non è nuova a indagini sul traffico illecito. L'operazione del Noe di Reggio Calabria
I carabinieri del Noe di Reggio Calabria hanno denunciato per traffico illecito di rifiuti i due rappresentanti legali di una ditta di Modugno, in provincia di Bari. Questi rifiuti, sia urbani che speciali, ufficialmente erano spediti come materia prima seconda in balle e sarebbero partiti dal porto di Gioia Tauro verso il Pakistan. Il container che l’Arma ha sequestrato era di 21 tonnellate e aveva un valore di 10.000 euro.
Il capitano Paolo Minutoli, comandante del Noe di Reggio, ha spiegato come avveniva l’illecito. “Questa ditta si occupava di raccogliere sia rifiuti urbani che speciali, in particolare plastica, che non venivano smaltiti ma inviati come materia prima in altri paesi". L'indagine del Noe è partita da una segnalazione dell'Agenzia delle dogan, che in virtù di un protocollo d'intesa segnala ai carabinieri i container sospetti. L'Agenzia scandaglia con lo scanner tutti i container che trasportano materia prima secondaria e, nel caso di quello sequestrato oggi, ha segnalato il carico sospetto agli uomini dell'Arma.
"Nell’indagine in questione - prosegue il capitano Minutoli - i rifiuti sarebbero partiti verso il Pakistan, ma in una precedente indagine, nella quale era coinvolta questa stessa azienda, i rifiuti partivano per la Cina, dove venivano poi riutilizzati per produrre materiale plastico destinato al mercato europeo”. Nonostante quindi la ditta barese fosse già stata coinvolta in un’indagine, l'operazione denominata Grande Muraglia, ha potuto continuare la propria attività di raccolta.
Nel primo capitolo dell'operazione Grande Murraglia si è proceduto, l'11 luglio 2006, al sequestro di 135 containers diretti in Cina, India, Russia e Nord Africa. All'interno dei cassoni c'erano circa 740 tonnellate di rifiuti di plastica, 1.570 tonnellate di metalli, 150 tonnellate di contatori elettrici, 700 tonnellate di carta straccia, 10 tonnellate di parti di autoveicoli usati e pneumatici.
Per un'indagine simile i carabinieri avevano sequestrato 2.648 tonnellate di rifiuti, tutte al porto di Gioia Tauro, e arrestato 10 persone nel gennaio 2006. L’organizzazione era composta da un coordinatore che si occupava di trovare aziende che dovevano smaltire rifiuti, in particolare plastici. Una volta trovate, le aziende venivano messe in contatto con l’organizzazione che spediva il materiale da Gioia Tauro.
Sia nell’operazione di ieri che in quella del 2006 i rifiuti sequestrati, anziché essere trasformati dalle imprese che li spedivano in Cina e in Pakistan in materia prima secondaria, erano residui allo stato originario di lavorazioni industriali e così venivano inviati alle industrie cinesi, dopo essere stati sottoposti semplicemente ad una riduzione volumetrica. In tal modo venivano violate le direttive dell'Unione europea e nazionali che impongono la trasformazione dei rifiuti pericolosi prima della loro esportazione a fini industriali
fonte: lanuovaecologia.it
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