Si tratta di limature al testo iniziale che vengono incontro, in parte, anche alle richieste dell'Italia, decisa ad ottenere privilegi per i settori manifatturieri, per i cementifici, le cartiere e il sistema energetico ad altissima percentuale di emissioni "climalteranti" gestito dall'Enel.
In particolare la bozza francese prevede maggiore gradualità per i settori più esposti alla concorrenza internazionale. L'industria avrebbe quindi complessivamente il 70% dei diritti di emissione gratuiti al 2013, per arrivare al 20% nel 2020, anche se non è chiaro per quali settori sarà estesa la possibilità di ricorrere a crediti gratuiti. E sarà proprio questo il vero banco di prova per capire fino a che punto saranno state accolte le rimostranze di Roma, che vorrebbe invece un'esenzione generalizzata fino al 2020.
Al momento il compromesso sembra infatti pensato più che altro per soddisfare le richieste della Polonia e degli altri paesi dell'Est. Nella bozza sono previste deroghe ai nuovi stati membri dell'ex blocco sovietico per il pagamento dei diritti a inquinare fino al 2020 invece che fino al 2016 per il settore termoelettrico e un nuovo meccanismo di ripartizione delle quote di emissione di CO2 che include l'aumento della percentuale dei ricavi dalle aste dei diritti da destinare ai nuovi Stati membri del 12% (contro il 10% iniziale). Soldi che serviranno a finanziare la riconversione tecnologica di questi paesi.
Altro punto gradito all'Italia è l'ampliamento dei cosiddetti Cdm (clean development mechanism), ovvero la possibilità di tenere conto della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuta con investimenti tecnologici nei paesi in via di sviluppo, a cominciare da Cina e India. Interventi che potranno pesare al massimo per il 3% delle emissioni 2005, salvo che per un gruppo di undici paesi (Italia compresa) per i quali il limite viene innalzato al 4%.
fonte: repubblica.it




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