lunedì 15 ottobre 2007

Ambiente urbano, la prima città è Belluno

Bisogna trasformarsi in Peter Pan e inventarsi non un'isola, ma "La città che non c'è", per trovare un capoluogo dall'ambiente a dimensione d'uomo. Arriva a questa sconsolante conclusione Ecosistema Urbano 2008, il consueto rapporto sulla qualità ambientale delle città italiane stilato da Legambiente in collaborazione con il Sole 24 Ore e con la consulenza scientifica di Ambiente Italia.

Cosa viene calcolato. A vincere questa edizione, dopo anni di anonimato, è Belluno, ma come avvisano i curatori dello studio è una vittoria di Pirro. La graduatoria finale emerge dall'incrocio di oltre 125 mila dati ricavati da informazioni e statistiche riferite a 125 parametri che vanno dall'affidabilità del sistema di trasporto urbano al numero di superficie verde per abitante, dall'efficienza del sistema idrico alla qualità dell'aria, dai chilometri di piste ciclabili alla quantità di acque reflue depurate, dalla diffusione delle energie rinnovabili alla gestione dei rifiuti e alla loro raccolta differenziata.

Incubo polveri sottili. Indicatori che su scala nazionale segnalano sostanzialmente una stasi o dei peggioramenti. Si aggrava infatti la situazione delle polveri sottili, con oltre il 50% dei capoluoghi che sfora annualmente in almeno una centralina di rilevamento la media di 40 microgrammi per metro cubo, soglia limite per la protezione della salute. Allo stesso modo sale il tasso generale di motorizzazione, mentre non si notano miglioramenti nei trasporti pubblici e nell'estensione delle piste ciclabili. Passi da lumaca poi, nell'aumento della raccolta differenziata e nella riduzione della quantità di rifiuti prodotti.

Una ricerca difficile. Alla fine in testa alla graduatoria dei centri urbani si piazza Belluno, con un grande balzo in avanti rispetto al 13esimo posto della passata edizione, ma c'è poco da stare allegri. "Cercare la città italiana più sostenibile - si legge nelle note che accompagno lo studio - è davvero difficile, non c'è, non ci sono centri dove la qualità ambientale sia a livelli elevati, dove un sindaco sia riuscito a dare un'impronta di vivibilità e qualità ambientale al proprio comune". Eppure non si tratta di un'ambizione impossibile. Lo dimostrano i risultati delle città europee e i dati di singole performance di alcune città italiane. Così quelli di Legambiente, proprio come il bambino che non voleva crescere e arrendersi alla mancanza di fantasia degli adulti, hanno messo insieme il meglio della classifica creando "La città che non c'è".

L'invenzione di Belnomi. "Se proprio dovessimo individuare una città dove l'amministrazione ha cercato di fare consistenti progressi - spiegano ancora i curatori di Ecosistema urbano - allora dovremmo premiare Belnomi". Ovvero un capoluogo immaginario formato dalle zone a traffico limitato di BErgamo (più di 40 metri quadrati per abitante), dal verde di Lucca (45 mq a testa), dalla gestione dei rifiuti di NOvara (dove si ricicla quasi il 70% della spazzatura), dal trasporto pubblico di Milano e dal basso inquinamento di Isernia.

I meriti di Belluno. Ma Belnomi non esiste e così bisogna accontentarsi di Belluno che si piazza prima, distanziando di diversi punti le inseguitrici Bergamo, Mantova, Livorno e Perugia "senza primeggiare in nessuno degli indicatori", ma ottenendo buoni risultati nella qualità dell'aria, nella riduzione dei rifiuti (381 kg prodotti ogni anno pro capite contro i 618 della media nazionale) e nella raccolta differenziata, che raddoppia da un anno all'altro passando dal 27 al 55%. Neppure nel capoluogo veneto sono però tutte rose e fiori e così ad abbassare la media ci sono le mancate risposte sull'efficienza della rete idrica e della capacità di depurazione e i dati deludenti sulla diffusione delle fonti rinnovabili e del teleriscaldamento.

Il disastro di Ragusa. Se non è esaltante lo stato di salute ambientale della vincitrice, è facile immaginare quanto possa essere degradata la situazione delle città che occupano le ultime posizioni della classifica, ancora una volta tutte del Mezzogiorno. All'ultimo posto si piazza Ragusa, dove, solo per citare alcuni risultati, la raccolta differenziata si ferma al 3%, la rete idrica perde il 26% dell'acqua e il verde pubblico non arriva neppure a 5 mq per abitante. Poi, risalendo la classifica, troviamo Benevento, Frosinone, Oristano e Caltanissetta.

Le contraddizioni del Centro. La parte bassa della graduatoria continua a essere dominata dal Sud, con quasi la metà delle ultime venti città situate in Sicilia, ma non mancano capoluoghi di Abruzzo, Lazio, Sardegna, Liguria e, per la prima volta, Piemonte con Alessandria e Vercelli, rispettivamente all'87esimo e al 90esimo posto. Se quindi una parte d'Italia centrale e settentrionale si scopre con problematiche vicine a quelle meridionali, come nota positiva va segnalata la conquista di posizioni di città più dinamiche del Centro, come Livorno (dal nono al quarto posto), Perugia (dal 14esimo al quinto) e Siena (dal ventesimo al sesto).

Metropoli ferme. Una gara a parte è quella tra le metropoli, ma anche qui, sottolinea la ricerca, "si conferma la fotografia non certo esaltante del Paese". In alcuni casi le città più grandi come Roma e Milano salgono di poco, passando rispettivamente dal 60esimo al 55esimo e dal 62esimo al 58esimo posto, oppure indietreggiano vistosamente come Torino (74esima), Bari (82esima), Palermo (89esima) e Napoli che perde ben 24 posizioni e si piazza 91esima.

Sicurezza e questione ambientale. "Più delle altre, le città italiane sono insostenibili, caotiche, inquinate - commenta Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - le nostre politiche ambientali urbane spesso non tengono il passo con l'Europa". "Occorre investire sulla qualità ambientale come elemento caratterizzante della riqualificazione urbana, come motore di una migliore qualità della vita" in grado, spiega ancora Della Seta, di ridurre "il senso di crescente insicurezza che affligge milioni di italiani". Di pari passo con la trasformazione delle città in "somme di luoghi e spazi privati", secondo il presidente di Legambiente si perde infatti quella "dimensione comunitaria senza la quale non può esservi sicurezza né reale né percepita".

Un programma in tre punti. I punti su cui intervenire, secondo Legambiente sono tre: "Il primo è quello della mobilità: serve una vera rete di trasporto pubblico che consenta di ridurre rapidamente e drasticamente il traffico privato, una scelta imprescindibile. Le città sono anche l'ideale banco di prova per una nuova politica energetica che punti a rendere molto più efficiente l'uso di energia e a promuovere le fonti energetiche che non inquinano e non alimentano i cambiamenti climatici. Un altro fronte decisivo per la città del futuro è quello della casa: dare nuovo impulso al mercato degli affitti è una necessità sociale e ambientale inderogabile".

fonte: repubblica.it

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