martedì 2 ottobre 2007

"Stop agli aerei che inquinano"

Nuova puntata dello scontro sul cambiamento climatico tra Europa e Stati Uniti. Questa volta a scatenare la battaglia è stato il taglio delle emissioni dell'aviazione civile: gli Usa, spalleggiati da Australia e Cina, hanno guidato l'ammutinamento del resto del mondo contro la proposta Ue di applicare tetti vincolanti alle emissioni di Co2 nel settore aereo, provocando un muro contro muro che nei prossimi anni sfocerà in guerra aperta. Il Vecchio continente, infatti, entro il 2012 metterà le compagnie aree extracomunitarie di fronte ad un bivio: o accetteranno la lotta al cambiamento climatico o non potranno più volare sui nostri cieli. Una posizione che Bruxelles ritiene giustificata dall'atteggiamento dell'amministrazione Bush, che anche nei negoziati sull'era successiva al Protocollo di Kyoto rifiuta l'adozione di target vincolanti nel taglio delle emissioni. Lo scontro sui cieli è andato in onda a Montreal, dove nelle ultime due settimane le delegazioni provenienti da tutto il globo hanno partecipato all'assemblea dell'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile (Icao). Da un lato erano schierati i governi dell'Ue, appoggiati dagli altri 15 paesi della Conferenza europea dell'aviazione, tra cui Svizzera, Norvegia e Islanda, dall'altro il fronte anti-ambientalista, guidato da Usa, Australia, Cina e Arabia Saudita. Al centro dei negoziati c'era la strategia europea per applicare agli aerei di linea uno schema di emissioni come quello previsto da Kyoto, un tetto ai gas inquinanti da imporre alle compagnie Ue a partire dal 2011 e dall'anno successivo a quelle del resto del mondo che operano in Europa.
La misura si inserisce nella strategia dell'Unione contro il surriscaldamento del pianeta (e i cataclismi che ne deriveranno), il cui obiettivo è quello di contenere l'innalzamento delle temperature entro i 2 gradi centigradi rispetto all'era preindustriale. E il settore aereo è chiamato a fare la sua parte, visto che già oggi contribuisce al 3% delle emissioni nocive, una percentuale destinata a lievitare con l'aumento del traffico aereo, che raddoppierà entro il 2020. "Siamo delusi dal risultato delle trattative e pensiamo che l'Icao abbia abdicato alla sua leadership nella lotta al cambiamento climatico, un fatto che ci preoccupa molto", ha commentato il portoghese Luis Fonseca de Almeida, rappresentate dell'Unione nei negoziati di Montreal. In effetti nella risoluzione finale adottata nella città canadese dei target obbligatori al taglio delle emissioni si parla solo come "possibile aspirazione". Ma non finisce qui: il testo, secondo alcuni osservatori adottato grazie alla "manipolazione" dei falchi sulle altre delegazioni, indica che l'Europa potrà imporre i tetti alle emissioni solo in presenza di accordi bilaterali con i paesi delle compagnie aeree. Insomma, una bocciatura a tutto tondo che Bruxelles e i suoi alleati, quanto mai compattati dalla testardaggine degli interlocutori, hanno rifiutato con una riserva formale. Tradotto in parole povere: nel 2012 l'Europa imporrà unilateralmente il taglio delle emissioni anche alle compagnie straniere, che dovranno adeguarsi se vorranno continuare volare sui nostri cieli. Chi non sarà d'accordo, è la convinzione dei legali della Commissione Ue, non avrà alcuna possibilità di vincere un eventuale ricorso in tribunale. Intanto a Bruxelles già nei prossimi mesi ci si preparerà allo scontro, con il testo del piano sull'aviazione che andrà all'esame dell'Europarlamento e dei governi con l'obiettivo di essere approvato nel 2008. E anche se la sua applicazione potrebbe costare alle tasche dei passeggeri fino a 40 euro a biglietto (cifra massima per le tratte più lunghe), non ci si aspetta un calo dei passeggeri o un danno rilevante al turismo continentale.

fonte: repubblica.it

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