venerdì 26 ottobre 2007

Sarkozy diventa verde

Nicolas Sarkozy sventola dall'Eliseo la bandiera della sua "rivoluzione verde" e sorride soddisfatto quando il premio Nobel Al Gore parla di "inizio di un processo storico". Dopo settimane difficili, con i trasporti paralizzati, i mugugni nella maggioranza, le riforme che tardano a dare risultati e il divorzio voluto dalla moglie, il presidente ha almeno messo a segno un risultato: la conferenza sull'Ambiente ha prodotto una serie di misure per combattere il riscaldamento del pianeta. Solo quando le proposte saranno tradotte concretamente in un disegno di legge, atteso per l'inizio dell'anno prossimo, si vedrà se si tratta davvero di una svolta. Ma i risultati sono stati accolti con soddisfazione dagli ecologisti: riduzione del 50 per cento dei pesticidi, possibilmente in dieci anni; stop alla costruzione di strade e aeroporti, salvo in casi legati alla sicurezza; messa in cantiere entro il 2020 di ben duemila chilometri di linee ferroviarie ad alta velocità; nuovi assi ferroviari per il trasporto dei veicoli pesanti ed autostrade marittime verso Spagna e Italia. Infine, il capo dello Stato ha accettato, almeno in linea di principio, la grande rivendicazione ecologista: la Francia studierà l'introduzione di una tassa sul Co2. Per non penalizzare troppo le imprese dovrebbe essere accompagnata da una revisione della fiscalità che grava sul lavoro.

Concludendo i lavori della conferenza, Sarkozy ha parlato di un "New Deal" ecologico: "Ci vuole una rivoluzione nel nostro modo di pensare, di decidere, una rivoluzione nei nostri comportamenti". Ha promesso investimenti di un miliardo in quattro anni per la ricerca nell'energia e la biodiversità, ha lasciato la strada libera ai sindaci per introdurre i pedaggi urbani. E ha difeso il principio di precauzione, contestato da alcuni economisti come un intralcio alla crescita. Ha insomma vestito i panni del difensore del pianeta, tema sempre più popolare e consensuale nelle società europee

Del resto, non sono mancate le domande indirizzate a Bruxelles: rivolgendosi direttamente a José Manuel Barroso, presente all'Eliseo, Sarkozy ha chiesto alla Commissione di studiare l'ipotesi di una tassa comunitaria sui prodotti importati da paesi che non rispettano il protocollo di Kyoto. Una misura utile per l'economia francese, perché colpirebbe quasi tutte le importazioni provenienti dall'Asia e in primo luogo dalla Cina. Infine, Sarkozy ha avanzato la proposta di un'aliquota Iva più bassa per i prodotti ecologici, senza tuttavia fornire dettagli.

Il presidente francese, che aveva lanciato la conferenza subito dopo la sua elezione, non si è lasciato sfuggire l'effetto mediatico rappresentato dalla presenza di Al Gore. Nel suo breve intervento, il premio Nobel per la pace ha salutato "la formidabile spinta" della Francia ed ha auspicato una conferenza simile sul piano mondiale: la riunione di governo, forze sociali e Ong ecologiste ha infatti permesso di trovare un equilibrio fra interessi contraddittori.

Nicolas Hulot, il più famoso ambientalista transalpino, ha salutato i risultati della conferenza, Greenpeace ha parlato di risultati impensabili sei mesi fa, malgrado molte incertezze sulle misure concrete, e perfino il Partito socialista ha parlato di conclusioni "all'altezza delle speranze". Solo il partito dei Verdi ha ironizzato, parlando di fumo negli occhi. Passata l'euforia degli annunci, si tratterà di passare agli atti, di affrontare i malumori di chi dovrà pagare, come la metà degli automobilisti con vetture troppo inquinanti. Del resto, la conferenza ha rinunciato a una misura importante come la riduzione di dieci chilometri all'ora dei limiti di velocità: i parlamentari della destra erano contrari, perché a marzo ci saranno le elezioni comunali. E gli automobilisti votano.

fonte: repubblica.it

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