martedì 9 ottobre 2007

Lodi, arrestati 11 ecotrafficanti

Smaltivano illegalmente terre da
spazzamento delle strade e rubavano enormi quantità di ghiaia e sabbia dalle aree golenali del Po e del Lambro. 25 gli indagati/
Dirigenti Enea sotto inchiesta
I carabinieri del nucleo per la tutela dell'ambiente stanno eseguendo undici ordinanze di custodia cautelare a conclusione di un'inchiesta, coordinata dalla procura di Lodi, che ha portato a disarticolare una organizzazione criminosa dedita al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi costituiti, essenzialmente, da terre da spazzamento delle strade, e al furto di ingentissime quantità di ghiaia e sabbia dalle aree golenali dei fiumi Po e Lambro.
Nell'inchiesta, che vede coinvolti funzionari dell'amministrazione pubblica di Lodi, sono indagate 25 persone. L'attività investigativa, condotta dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Milano, ha fatto emergere un intreccio malavitoso realizzato tra imprenditori del lodigiano e funzionari del settore ambiente di quella amministrazione provinciale.

L'operazione riguarda anche il sequestro di varie aziende e mezzi di trasporto, oltre a 23 perquisizioni, tra cui alcune negli uffici dell'amministrazione provinciale di Lodi dell'Agenzia Interregionale per il fiume Po. Il valore complessivo dei beni sequestrati e degli illeciti guadagni ammonta a oltre 120 milioni di euro. L'operazione,chiamata "Gerione", vede impegnati anche il gruppo carabinieri della tutela dell'ambiente di Treviso e i comandi provinciali dei carabinieri di Lodi, Como, Bergamo, Brescia e Piacenza oltre a il secondo nucleo elicotteri carabinieri di Orio al Serio (Bergamo).

L'indagine del Noe di Milano è iniziata nel settembre 2006 ed ha permesso di scoprire una illecita relazione tra pubblici funzionari in servizio alla Provincia di Lodi (settore tutela dell'ambiente) e imprenditori appartenenti a società dedite alla gestione e intermediazione di rifiuti speciali pericoli, nonché estrazione, trattamento e commercializzazione di sabbia e ghiaia operanti nelle province di Lodi, Como e Piacenza. Gli elementi acquisiti e corroborati da altre verifiche presso impianti satellite della "Burlini" di Lodi, hanno consentito agli investigatori di supporre che ci fosse una gestione di una attività illecita di ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi basata sulla manipolazione e mistificazione dei codici di assegnazione, nonché sulla abusiva messa a dimora in ripristino ambientale di parti di rifiuti.

Per il Noe esisteva un accordo tra le società "Pulieco", "Colombo spurghi", "Officine Ambientali" e "La Solarese", "Ciresa", "Ecoeuropa" e "Burlini" per gestire rifiuti rappresentati principalmente da terre di spezzamento stradale, che, benché contenenti elevate soglie di idrocarburi tali da farli classificare come rifiuti pericolosi, erano, anche in relazione ad un accordo ritenuto illecito tra gli imprenditori e rappresentanti della provincia di Lodi, autorizzati ad essere trattati e collocati in un ripristino ambientale presso lo stabilimento della società "Burlini" a Orio Litta (Lodi).

Pare che il furto di sabbia, invece, fosse opera della "Cremona strade", "Campolonghi" e "Fratelli Romano e Sandro Vidi", mediante draghe e chiatte, nell'alveo dei fiumi Po e Lambro in forza di un presunto patto criminoso ed avvalendosi di una concessione amministrativa rilasciata dalla provincia di Lodi e più volte prorogata che autorizzava il prelievo di sabbia e ghiaia ai soli fini di una bonifica agricola di aree golenali nel comune di Senna Lodigiana (Lodi). Le società coinvolte - sempre secondo l'accusa - venivano agevolate nelle loro attività imprenditoriali anche da indebiti apporti forniti dal responsabile della Agenzia Interregionale del Fiume Po (Aipo), interessata per il rilascio di nulla osta collegati alle attività di escavazione e bonifica delle aree golenali.

fonte: lanuovaecologia.it

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