martedì 16 ottobre 2007

Sherwood, crollano le querce

Il cambiamento climatico questa volta non c'entra, con buona pace del premio Nobel Al Gore. Ma la foresta di Sherwood, teatro della leggendaria sfida tra Robin Hood e lo sceriffo di Nottingham, rischia di scomparire. Il problema è che molte delle grandi querce hanno superato gli ottocento anni e stanno raggiungendo la fine della loro vita naturale. Fino a qualche decennio fa nel grande parco nazionale si schiantava in media un vecchio albero all'anno, ma ultimamente il ritmo è passato a cinque e continua a salire.

Il 16 ottobre del 1987 l'Inghilterra fu spazzata dalla Grande Tempesta che con i suoi venti a oltre 180 chilometri l'ora trascinò via 15 milioni di alberi. Nessuna delle querce di Sherwood si piegò all'uragano. Ma a gennaio di quest'anno poche ore di venti molto più deboli ne hanno spezzate quattro e altre due sono state uccise in estate dal fuoco, perché i piromani ci sono anche qui. Izi Banton, comandante dei ranger di Nottingham, eredi «buoni» degli armigeri del «perfido» sceriffo, dice che se la tendenza non sarà bloccata, nel giro di 50 anni la più grande foresta europea di querce secolari potrebbe non esistere più. «È terribile quando una di queste piante crolla. Ad agosto ne abbiamo persa una che si è schiantata sotto i nostri occhi, mentre cercavamo di curarla, di puntellarla. Abbiamo pianto tutti», dice la caporanger Banton. Il governo ha investito 50 milioni di sterline in un piano di riforestazione: l'obiettivo è di piantare 250 mila nuove querce in un'area di 200 ettari. Potrebbe non bastare, potrebbe essere tardi. Perché quello di cui soffre la foresta si chiama in linguaggio naturalistico «vuoto generazionale».


Una malattia creata da periodi di sfruttamento intensivo nei quali gli alberi venivano abbattuti per usare il loro legno e non venivano rimpiazzati. È successo in particolare nel XVI secolo, quando gli inglesi erano impegnati a costruire centinaia di navi per fermare l'Invencible Armada del re di Spagna e poi ancora durante la guerra civile della metà del XVII secolo tra l'esercito di Cromwell e i realisti di Carlo I. «Il risultato è che oggi abbiamo più di 900 querce di 500 anni e oltre, un buon numero di 250 e di 50 anni e pochissime nelle fasce di mezzo. Bisogna fare in fretta a colmare questi vuoti», dicono i curatori del parco che risale ai tempi medioevali, quando era una riserva di caccia dei sovrani normanni. L'albero più vecchio, secondo i rilievi scientifici dell'università di Nottingham, è cresciuto nel 1415. Ma la gente del posto è abituata a dare un'età a occhio, usando il sistema tradizionale delle braccia: due braccia d'uomo contano cent'anni. Per circondare la Major Oak si debbono unire le mani di una dozzina di uomini: quasi 1.200 anni. La Major Oak (che significa Quercia del Maggiore, in onore dello storico dilettante Hayman Rooke, maggiore dell'esercito in pensione che sognava di trovare tracce dei druidi), secondo la tradizione è l'albero gigantesco dove Robin Hood e i suoi compagni si nascondevano e tendevano i loro agguati.

Una leggenda, ma gli archeologi assicurano che, ai tempi delle Crociate, nella foresta dove i raggi del sole faticavano a penetrare si è combattuto. Solo che allora Robin Hood, se davvero fosse esistito un eroe con quel nome, sarebbe effettivamente potuto fuggire dalla porta posteriore del castello di Nottingham e scomparire subito nella foresta, che era estesa fino a Sheffield. Ora il povero Robin dovrebbe correre allo scoperto, perché la sua foresta di Sherwood si è ridotta a tre miglia, meno di cinque chilometri. La distesa di querce gloriose è stata mangiata dai campi seminati, da città e villaggi, strade e miniere di carbone. E dai taglialegna della regina Elisabetta I che nel 1588 dovevano rifornire di legno la flotta inglese di Sir Francis Drake.

fonte: corriere.it

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