giovedì 18 ottobre 2007

A rischio i ghiacciai dell'Himalaya

I due terzi dei ghiacciai dell'Himalaya si stanno sciogliendo per il riscaldamento globale, fenomeno aggravato dalla «nube marrone» che avvolge l'Asia orientale. La liquefazione dei ghiacciai himalayani avrà gravi ripercussioni sulle riserve idriche, in particolare su alcuni grandi fiumi asiatici come Gange, Brahmaputra, Indo, Salween e Mekong sulle cui rive vive oltre un miliardo di persone. Lo indicano i dati della ricerca Share (Stations at High Altitude for Research on the Environment), una rete internazionale promossa dal Comitato Ev-K2-Cnr, in collaborazione con l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Cnr, che si occupa di monitoraggio climatico, ambientale e geofisico.

NUBE MARRONE - Lo studio della nube marrone sull'Himalaya (composta da inquinanti in parte incombusti con uno spessore di 3 mila metri e una superficie di 10-12 milioni di chilometri quadrati) avviene anche tramite la stazione di monitoraggio Pyramid, posta a 5.079 metri di altezza sull'Everest. Secondo Sandro Fuzzi, membro della squadra che studia la nube marrone del sud-est asiatico, «le particelle carboniose che si depositano sui ghiacchiai li fanno diventare meno riflettenti. In questo modo i ghiacci assorbono di più i raggi solari e si sciolgono più rapidamente». Aggiunge Franco Prodi, direttore dell'Isac, è «l'uomo che sta cambiando il ciclo dell'acqua, ovvero la microfisica delle nubi. Sul clima manca ancora una conoscenza adeguata, ma le stazioni di montagna danno un grande contributo».


MONSONI - «Nel sud-est asiatico la diminuzione delle pioggie monsoniche, dovuto in parte anche alla nube marrone, e il rischio di approvvigionamento idrico ha portato a un forte calo della produzione di riso in India», lancia l'allarme Veerabhadran Ramanathan, responsabile del progetto che studia la nube marrone. «Per questo motivo i ghiacciai sono essenziali per la sopravvivenza dell'Asia».

RISCALDAMENTO - Secondo i dati rilevati sulla stazione dell'Everest, la nube marrone si è formata dove «c'è una forte antropizzazione e un forte inquinamento», spiega Fuzzi, «dovuto soprattutto a materiali incombusti, centrali elettriche, gas di scarico e impianti di riscaldamento di scarsa qualità». Dalla serie di misurazioni eseguite nella valle del Khumbu, sul versante sud dell'Himalaya, l'incremento medio di temperatura è stato di un grado per decade. Mentre sull'altopiano del Tibet, sul versante nord, l'incremento medio è di 0,324 gradi per decade a un'altezza di 4.700 metri, e di 0,074 gradi per decade a un'altezza di 1.100 metri. Nepal, Pakistan, Uganda e Italia stanno contribuendo al progetto Share, sotto l'egida del Programma Onu per l'ambiente, Organizzazione meteorologica mondiale, e Ipcc, il Comitato intergovernativo per i Mutamenti Climatici delle Nazioni Unite recentemente insignito del Nobel per la pace.

fonte: corriere.it


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