È servito un uragano più debole del previsto per portare il petrolio ai minimi degli ultimi cinque mesi. La violenza di Gustav, l'uragano atteso in questi giorni sulle coste del Golfo del Messico, una zona ad alta densità di piattaforme petrolifere, si è allentata a tal punto da declassarlo a tempesta tropicale. Un sospiro di sollievo per gli abitanti di New Orleans e dintorni, ma anche per i mercati internazionali che avevano già preso in considerazione seri danni agli impianti e il rallentamento delle estrazioni. Il pericolo è rientrato, gli Stati Uniti non dovranno intaccare le riserve, come avvenne con Katrina e Rita, e l'oro nero, sia a Londra che a New York, è sceso fino a 105 dollari al barile. Un nuovo ribasso che si inserisce in una caduta del greggio davvero precipitosa. Solo l'11 luglio aveva toccato il massimo storico a 147 dollari.
Le Borse hanno subito festeggiato con una chiusura in netto rialzo. Nell'ultima seduta, Parigi, Milano e Francoforte hanno messo a segno un balzo dell'1,5%, mentre la piazza londinese ha registrato un progresso più lieve dello 0,3%. Non così a Wall Street, dove gli indici non hanno seguito l'esempio europeo chiudendo in sostanziale calo. Anche nel Vecchio Continente tutti i comparti ne hanno tratto beneficio ad eccezione del comparto energetico. La speranza degli analisti è che il rallentamento del costo dei carburanti porti non solo benefici alle imprese con una riduzione dei costi, ma spinga la ripresa dei consumi. "Il calo del petrolio è come un taglio delle tasse e dovrebbe togliere pressione ai consumatori, che così possono spendere i soldi risparmiati in benzina diversamente", ha dichiarato all'agenzia di stampa Bloomberg, David Joy capo strategia di RiverSource Investments una società che a Minneapolis gestisce 145 miliardi di dollari.
Il calo del greggio, tuttavia, non ha mancato di suscitare le polemiche tra i consumatori e le compagnie petrolifere. "Con il petrolio che si sta avvicinando a 100 dollari al barile sarebbe logico aspettarsi una diminuzione dei prezzi dei carburanti, che dovrebbero attestarsi ben al di sotto di 1,40 euro al litro. Attualmente, invece, così come è accaduto la scorsa settimana, di tali diminuzioni non vi è stata neanche l'ombra, anzi, i prezzi sono vergognosamente aumentati, attestandosi intorno a 1,47-1,48 euro al litro, con un sovrapprezzo di 7-8 centesimi", ha dichiarato ieri la Federconsumatori. Di tono opposto il commento dell'Unione petrolifera: "Dal primo agosto il prezzo industriale della benzina si è mosso coerentemente con la discesa delle quotazioni". E aggiunge: "Occorre tenere presente, anche guardando all'andamento del greggio, che le sue quotazioni scontano l'apprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro che, rispetto ai valori di aprile, può essere stimato in 4 centesimi di euro al litro".
La divisa europea ieri è calata sotto quota 1,45 dollari per la prima volta dal febbraio scorso. A influire sulla debolezza è stato proprio il rapido declino del prezzo del petrolio che ha raffreddato i timori di inflazione e ridato fiato alle speranze di un taglio dei tassi della Banca centrale europea, il cui consiglio si riunirà domani. La moneta unica ha toccato un minimo di 1,4496, 15 centesimi circa sotto il record di 1,60 raggiunto a luglio
fonte: repubblica.it
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mercoledì 3 settembre 2008
Petrolio, quotazioni in picchiata ma sulla benzina è scontro
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