Sarà trasportata attraverso dei gasdotti in profonde formazioni geologiche nei fondali marini. Così ha stabilito il Parlamento australiano approvando la norma, con diversi emendamenti tecnici dell’opposizione conservatrice
Primo al mondo per emissioni di CO2 pro capite, l’Australia ha preso sul serio la firma del protocollo di Kyoto, avvenuta nei primi giorni del dicembre 2007 e da allora non si è fermata nello studio di misure che sappiano contenere il cambiamento climatico. Dopo i primi esperimenti per il geosequestro del biossido di carbonio, il governo laburista di Kevin Rudd passa allo step successivo per iniziare a confinare la CO2 anche nei fondali marini e lo fa approvando un disegno di legge presentato verso la fine di settembre 2008. Il parlamento ha infatti varato oggi la norma che regola accesso e diritti di proprietà in acque territoriali, creando una struttura “prima al mondo” per la cattura e lo stoccaggio. Si tratta di un ulteriore tentativo della Nazione di far fronte all’elevato inquinamento prodotto dall’industria del carbone, nel tentativo di renderla “pulita”. Tra le misure messe a punto per contrastare il surriscaldamento globale, Canberra avvierà anche un mercato delle quote di emissione nel 2010, per tassare le 1.000 aziende più inquinanti del Paese, principalmente nel settore energetico essendo legate per lo più al carbone, ma anche in altri comparti con alte emissioni, come la produzione di alluminio.
fonte: rinnovabili.it
1 commento:
La cosa più preoccupante è che questa tecnologia è stata proposta già nel 1977 e, per tanti è la speranza per la cura dei mali del mondo prodotti dal carbonio. Il governo laburista di Kevin Rudd, sapendo che l'Australia è prima al mondo come emissioni di CO2 procapite, vuole confinare la CO2 attraverso gasdotti in profonde formazioni geologiche nei fondali marini. Il professor Takashi Ohsumi dell'istituto di ricerca giapponese sostiene che " la CO2 emessa dalle centrali elettriche possa essere concentrata e liquefatta ad un costo contenuto e non vi sia alcun ostacolo tecnico prevedibile alla realizzazione di questa opzione, sia che si voglia sciogliere la CO2 in acque di media profondità, sia che la si voglia depositare sul fondale oceanico." ( cfr. Ohsumi 2004, Introduction: What is Ocean Sequestration of Carbon Dioxide? Journal of Oceanography 60, pp.693-694). Non ci saranno ostacoli "tecnici" ma alcuni studi preliminari indicano che il pompaggio di CO2 liquefatta direttamente nell'oceano potrebbe causare seri effetti collaterali. James Barry dell'Aquarium di Montery e il suo gruppo hanno studiato un pennacchio di CO2 liquida che era stato liberato direttamente sul fondale marino al largo della California a una profondità di oltre 3 chilometri e mezzo. ( cfr Barry, 2004, Effect of Direct Ocean CO2 Injection on Deepsea Meiofauna. Journal of Oceanography 60, pp. 759-66). Questi studi hanno evidenziato tassi elevati di mortalità tra gli organismi che si trovavano nelle vicinanze del pennacchio poichè l'acqua marina diventava acida. Il gruppo di Barry prevede elevati tassi di mortalità per le creature che abitano il mare ovunque la tecnologia sia messa alla prova. Anche il dottor Ulf Riebsell del Leibniz- Institut fur Meereswissenschaften di Kiel, in Germania, sostiene che quando le concetrazioni di CO2 nell'oceano aumentano, la biodiversità ne viene influenzata in vari modi. Le specie che formano gusci di calcite hanno difficoltà a sopravvivere nell'acqua più acida che la CO2 crea. L'acidità poi può danneggiare lo sviluppo e la riproduzione di pesci.
Per non essere troppo lungo volevo solo informarvi che qui in Italia, con ogni probabilità, questo sistema non verrà applicato. Il problema è che con ogni probabilità verrà impiegato in tempi più o meno brevi un'altro sistema chiamato " geosequestro". La differenza? Pompare anidride carbonica nelle rocce del sottosuolo.
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