RISERVE - Il litio è un metallo alcalino che pesa la metà dell'acqua. In sé non è rarissimo, si trova diffuso in gran parte delle rocce, ma è difficile trovarlo in quantità e in combinazioni chimiche tali da poter essere estratto senza costi proibitivi. E il 50% delle riserve conosciute sfruttabili di litio si trova in Bolivia, per la precisione nei laghi salati prosciugati (salar) sulle Ande e in particolare nel remoto Salar de Uyuni, la più grande distesa salata del mondo a 3.650 metri di quota, un'area ad alta protezione ambientale.
AUMENTO DOMANDA - La domanda mondiale di litio in dieci anni sarà cinque volte quella attuale e, se non si troveranno nuovi giacimenti, supererà di gran lunga l'offerta. Facendo in pratica salire a livelli improponibili il costo delle batterie e quindi delle auto elettriche.
PROBLEMA POLITICO - Oltre a un problema di produzione, c'è anche un problema politico. La Bolivia del presidente Evo Morales segue una politica fortemente nazionalista, soprattutto nell'ambito dello sfruttamento delle enormi risorse naturali del Paese, che dal XVI secolo sono state depredate dagli occidentali lasciando meno delle briciole alle popolazioni indie locali, tra le più povere del mondo. «Vogliamo mandare un messaggio alle nazioni industrializzate e alle loro compagnie: lo sfruttamento secolare delle nostre risorse è finito», ha detto alla Bbc Luis Alberto Echazu, ministro delle Miniere della Bolivia. E la stessa politica dovrebbe essere messa in atto anche per il litio, secondo i sostenitori di Morales.
LAVORO DURO - Tra i laghi salati delle Ande, gli uomini spaccano la crosta di sale e vendono per pochi dollari le pesanti lastre ai camionisti che passano a raccoglierle. Un lavoro durissimo in condizioni ambientali (altitudine, freddo, contatto con acque salate, irraggiamento solare, abbagliamento per la luce riflessa dalle distese bianchissime) proibitive che possono essere sopportate solo masticando foglie di coca. «Non vogliamo vedere compagnie straniere da queste parti», ha detto un minatore del Salar de Uyuni alla Bbc, un sentimento comune. Tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso aziende non boliviane hanno cercato di sfruttare il litio dei salar andini, ma hanno incontrato la forte resistenza della popolazione locale. «Non vogliamo che i soldi vadano all'estero», dicevano. «I nostri nonni vivevano con il sale», spiega Francisco Quisbert, attivista del partito del presidente Morales. «Sono arrivati qui con le carovane di lama, ma il mercato li ha obbligati a partire. Noi vogliamo ritornare a vivere con il salar e migliorare le nostre condizioni di vita con il progetto pilota sul litio».
FABBISOGNO - Il progetto pilota produrrà 1.200 tonnellate di litio all'anno, per salire a 30 mila nel 2012 se sarà installato un impianto industriale. La Mitsubishi stima in 500 mila tonnellate il fabbisogno annuo per le batterie delle auto elettriche se queste resteranno un mercato di nicchia, ma molto di più se saranno le auto del futuro. Secondo Mitsubishi, nel 2015 ci sarà una mancanza di litio sul mercato mondiale. Secondo gli esperti dell'industria mineraria, però, la Bolivia potrebbe produrre la quantità necessaria al mercato, ma con tempi più lunghi di quanto richiesto dall'industria automobilistica.
AMBIENTE - Ma la Bolivia vuole farlo? Al momento non sembra. «I leader del mondo capitalista devono cambiare modo di pensare», è l'opinione del ministro Eschazu. «Se tutto il mondo consuma come il Nord America, con un'auto a testa, prima o poi si incepperà». Inoltre è vero che le batterie al litio faranno diminuire le emissioni di CO2 delle auto, ma «gli impianti di litio producono grandi quantità di biossido di zolfo», avverte Eschazu, «un'industria altamente inquinante. Quindi non so se questa sia la soluzione migliore».
fonte: corriere.it
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