La giunta regionale pugliese è la prima in Italia a varare un disegno di legge che riduce il tetto previsto a livello nazionale per le emissioni. Per il presidente Vendola «i parametri attuali non tengono minimamente conto del cumulo delle diossine»
Plauso di Legambiente
La Puglia è la prima Regione in Italia a varare una legge che riduce il tetto previsto a livello nazionale per le emissioni di diossina, adottando i criteri contenuti dal Protocollo di Aarhus, approvato dal consiglio dell'Ue nel 2004 e recepito da 16 paesi dell'Unione ma non dall'Italia. Il disegno di legge della Regione guidata da Nichi Vendola è diretto in pratica a dichiarare guerra all'inquinamento prodotto dallo stabilimento Ilva di Taranto. Approvato oggi dalla giunta regionale, è stato illustrato in un incontro con i giornalisti dal presidente Vendola.
I nuovi limiti per gli impianti in esercizio sul territorio regionale sono: 2,5 nanogrammi a metro cubo di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani dal prossimo mese di aprile fino ad arrivare a 0,4 dal 31 dicembre del 2010. I limiti previsti dalla legge nazionale sono attualmente di 10 nanogrammi a metro cubo. Entro 60 giorni dall'approvazione della legge l'Ilva dovrà presentare all'Arpa un piano di campionamento dei gas di scarico. In caso di mancato rispetto delle norme, scatterà la diffida: l'Ilva avrà 60 giorni di tempo per gli adempimenti. Se non saranno rispettati, l'attività verrà bloccata.
Nell’illustrare ai giornalisti il disegno di legge approvato oggi, Nichi Vendola ha dichiarato che “è possibile che il governo nazionale e il governo regionale, il governo della provincia e della città, indipendentemente dai colori politici, possano stringere la mano su un patto di salvezza ambientale della città di Taranto". All'incontro hanno partecipato l'assessore regionale all'ecologia, Michele Losappio, il dirigente dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpa), Giorgio Assennato, il presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, i sindaci di Taranto e Statte, Ippazio Stefano e Angelo Miccoli.
"Con questo disegno di legge - ha detto Vendola - intendiamo dare un segnale all'Ilva e al governo nazionale con il quale vogliamo collaborare affinché si possa dare più ossigeno a corpi urbani e corpi sociali che sono in uno stato di sofferenza acuta". Di qui un "appello accorato al ministro Prestigiacomo, al ministro Scajola, al presidente del consiglio Berlusconi: Taranto è una città che non è chiusa in un angolo di rancore,è una città che sta provando a rimettersi in piedi. Taranto è una città, però, che ha bisogno di credere che il cambiamento è possibile. E il cambiamento lo si misura dagli indicatori di qualità ambientale e di qualità della salute".
"Siamo disponibili ad andare in qualunque sede, a presentarci di fronte a qualunque giudice per spiegare le nostre ragioni – ha detto il presidente della Regione Puglia – I parametri che limitano le emissioni di diossina sono parametri costruiti con criteri che oggi noi vogliamo mettere in discussione". I parametri, per Vendola, "non tengono minimamente conto del cumulo delle diossine. Già questo - ha aggiunto - è un argomento che fa tremare i polsi. E noi oggi dobbiamo dire all'Italia intera che oggi questo è il momento di fare il salto di qualità della ecosostenibilità e dell'ambientalizzazione".
Vendola si è detto "molto preoccupato perché viceversa il clima di crisi economica può indurre un atteggiamento secondo il quale non è più la stagione per affrontare le questioni della ambientalizzazione". Il presidente della Regione ha chiesto quindi al governo che si concluda rapidamente l'accordo sulla politica integrale del sito inquinato di interesse nazionale di Taranto, sul modello di Brindisi.
fonte: lanuovaecologia.it
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