Sigilli al gassificatore di Malagrotta, alla periferia ovest della capitale. I carabinieri del Noe sono arrivati ieri mattina presto, a due giorni dall'inaugurazione, fissata per domani, e hanno chiuso l'impianto costruito per trasformare in energia 500 tonnellate di ecoballe al giorno, ricavate da 1500 tonnellate di rifiuti indifferenziati.
Per i carabinieri e per la Procura di Roma, che ha aperto un'inchiesta, quel gassificatore è l'ennesimo schiaffo ad un territorio già devastato da impianti inquinanti e ad alto rischio. A Malagrotta non c'è solo la discarica più grande d'Europa, che dal 1984 ha accumulato oltre 30 tonnellate di rifiuti perseguitando la popolazione della zona con i suoi miasmi. Nella stessa area ci sono una raffineria, un impianto per rifiuti tossici ospedalieri, un deposito di carburanti, una gigantesca cava.
Il decreto legislativo 334/99, conosciuto come Seveso 2, vieta che nello stesso sito siano concentrati più impianti industriali ad alto rischio. Bisogna capire allora chi e perché ha rilasciato l'autorizzazione alla costruzione del gassificatore. Per questo i carabinieri hanno portato via dagli uffici della Regione Lazio tutti i documenti della pratica, iniziata con la precedente giunta Storace e proseguita con quella Marrazzo. Altra ragione del sequestro, l'impianto antincendio risultato non a norma.
"E' un segno che lo Stato esiste", commenta soddisfatto il presidente del comitato dei residenti Sergio Apollonio, da sempre avverso al nuovo impianto. Per Guido Bertolaso, sottosegretario per l'emergenza rifiuti in Campania, invece, il sequestro del gassificatore di Malagrotta "non è un segnale positivo", perché riapre la strada allo spettro dell'emergenza proprio come in Campania. La fase del commissariamento nel Lazio è finita il 31 dicembre 2007. Ma il vero superamento dell'emergenza è tassativamente subordinato alla realizzazione del piano rifiuti, che prevede, in primis, la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta, la raccolta differenziata al 50% nel 2011, l'attivazione di questo e di altri gassificatori, per un totale di quattro in tutta la regione.
"A Malagrotta la discarica è in esaurimento da molti anni - prosegue Bertolaso - ma si è succeduta una proroga dietro l'altra". Malagrotta ormai scoppia. Ma, per stessa ammissione del presidente Piero Marrazzo, Roma non potrà fare a meno di una discarica, specialmente nei prossimi due anni, che saranno di transizione. Dunque, o il Comune del sindaco Pdl Alemanno individua un nuovo sito, oppure la Regione governata dal Pd lascerà aperta quella di Malagrotta, decidendo ulteriori ampliamenti, come già fatto in precedenza. Finora la proposta per aree alternative è solo una: Monti dell'Ortaccio, a tre chilometri da Malagrotta, e viene dallo stesso proprietario della discarica e del gassificatore, Manlio Cerroni.
fonte: repubblica.it
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mercoledì 12 novembre 2008
Rifiuti, sigilli dentro la discarica e Roma rischia l'effetto Campania
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