Dopo il via del 17 giugno al Parlamento europeo, la nuova direttiva quadro sui rifiuti è stata approvata anche dal Consiglio europeo. Imposto per legge il ricorso a regimi di differenziata entro il 2015, con l’obbiettivo di aumentare almeno del 50% il riutilizzo e il riciclo entro il 2020
Il Consiglio europeo ha adottato la versione finale della nuova direttiva quadro sui rifiuti, senza ulteriori modifiche rispetto al documento già approvato, in seconda lettura dal Parlamento europeo lo scorso 17 giugno. La nuova direttiva è stata adottata con maggioranza qualificata e l'astensione dell'Irlanda. Per proteggere l'ambiente e la salute umana sono state fissate misure adeguate per ridurre la produzione di rifiuti, anche incentivando l'eco-design, è stato imposto per legge il ricorso a regimi di raccolta differenziata entro il 2015, con l'obiettivo di aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio nel 2020.
Il testo approvato dà una chiara definizione di rifiuto come "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi". E distingue tra rifiuti e sottoprodotti stabilendo quando un rifiuto, sottoposto a riciclaggio o ad altro trattamento, cessi di essere tale. Il provvedimento impone la definizione di programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti e norme in materia di autorizzazioni, responsabilità, sanzioni e ispezione degli impianti, stabilendo una gerarchia degli interventi che colloca al primo posto la prevenzione dei rifiuti, e confermando come il riutilizzo e il riciclaggio devono esser preferiti alla valorizzazione energetica dei rifiuti, in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica.
Al primo posto, quindi, la prevenzione, ossia misure prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto si trasformi in rifiuto, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo di vita. Segue, nella lista delle priorità, il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento. Quindi viene il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Sono compresi il ritrattamento di materiale organico, ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento.
Da ultimo c'é lo smaltimento, che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. Gli Stati membri dovranno adottare misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo, tenendo conto dei principi generali di precauzione e sostenibilità in materia di protezione dell'ambiente, fattibilità tecnica e praticabilità economica, protezione delle risorse, valutando anche impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali. E sono chiamati a prendere misure per promuovere il riciclaggio di alta qualità. Entro il 2015 i governi nazionali dovranno istituire regimi di raccolta differenziata almeno per la carta, il metallo, la plastica e il vetro. E dovranno adottare le misure necessarie affinché, entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti domestici di carta, metallo, plastica e vetro sia aumentata complessivamente di almeno il 50% in termini di peso.
Spetterà alla Commissione stabilire le norme dettagliate di attuazione e di calcolo per verificare il raggiungimento di tali obiettivi e, entro il 2014, riesaminarle per proporne l'eventuale rafforzamento e l'introduzione di obiettivi per altri flussi di rifiuti. Ogni tre anni, invece, gli Stati membri dovranno stilare una relazione in merito ai risultati ottenuti e, qualora gli obiettivi non fossero raggiunti, spiegarne le ragioni, illustrando le misure che intendono prendere per porvi rimedio. Entro il 2011 la Commissione dovrà formulare un piano d'azione per ulteriori misure di sostegno volte 'a modificare gli attuali modelli di consumo'' e definire una politica di progettazione ecologica (eco-design) dei prodotti che riduca al contempo la produzione di rifiuti e la presenza in essi di sostanze nocive, favorendo tecnologie incentrate su prodotti sostenibili, riutilizzabili e riciclabili.
Basandosi sul principio chi inquina paga, i costi della gestione dei rifiuti dovranno essere sostenuti dal produttore, anche se i singoli Stati membri potranno decidere che questi oneri siano ripartiti con altri soggetti lungo la filiera. E chi effettua il trattamento dei rifiuti dovrà essere in possesso di una autorizzazione rilasciata dall'autorità competente. Gli Stati membri dovranno attuare le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva entro 24 mesi dall'entrata in vigore della Direttiva, della quale si attende la pubblicazione in Gazzetta.
fonte: lanuovaecologia.it
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