mercoledì 27 febbraio 2008

La prima mappa degli oceani malati

QUASI ogni angolo degli oceani della Terra è stato alterato dall'impronta distruttiva dell'uomo. Il quadro della situazione è stato tratteggiato per la prima volta in una mappa degli oceani che mostra di quanto la mano dell'uomo è intervenuta. Per fare danni. Gli scienziati hanno realizzato una scala che prevede 17 differenti situazioni di attività dell'uomo laddove i valori dall'1 al 17 indicano condizioni del mare via via sempre più gravi. Da questo lavoro si scopre come più del 40 per cento dei mari e degli oceani del pianeta è in una situazione che è considerata grave o molto grave. Per un 5 per cento questo malessere è quasi irreversibile. Il lavoro, che è stato realizzato dal National Science Foundation americano, ha utilizzato un enorme numero di dati provenienti dai satelliti, dalle navi per la ricerca oceanica e da altre ricerche marine e sottomarine.

Le acque dove le condizioni sono peggiori rispetto ad altri luoghi si trovano in prossimità del Mare del Nord, noto per le importanti estrazioni di petrolio, nei mari del Sud ed Est della Cina, fortemente inquinati dalla crescente attività industriale del Paese, nei mari che circondano i Caraibi, lungo le coste orientali del Nord America, il Mediterraneo in seguito alla enorme crescita di popolazione che le sue coste hanno visto in questi ultimi decenni, il Mar rosso, lo Stretto di Bering, parte del Pacifico occidentale e del Golfo Persico.

"La ricerca riporta un quadro davvero inaspettato. E' peggiore di quella che la maggior parte della gente si aspetterebbe. Adesso il lavoro che abbiamo realizzato deve essere utilizzato per iniziare una reale protezione dei nostri oceani e per cercare di recuperare le aree marine che ora si trovano in situazioni quasi disperate", ha spiegato Ben Halpen dell'Unversità della California a Santa Barbara che ha guidato il team di 19 ricercatori appartenenti a 16 diversi centri di ricerca.

Gli ecosistemi che stanno soffrendo maggiormente sono senza dubbio le barriere coralline, delle quali circa la metà si trova in uno stato gravemente danneggiato, ma anche le foreste di mangrovie vicino ai delta dei fiumi sono fortemente compromesse, così come l'ecosistema di molte catene sottomarine, chiamate seamount, e di molte piattaforme marine che si trovano al largo di aree densamente popolate del pianeta. Non va dimenticata, poi, la profonda alterazione del Polo Nord, dove mai come in questi ultimi anni si è visto un così marcato ritiro dei ghiacci.

Fino ad oggi le ricerche si limitavano a considerare uno o due fattori dell'impatto umano sul mare, quali, ad esempio, l'inquinamento da idrocarburi o la pesca intensiva. Il lavoro della National Science Foundation invece, considera ciò che può impattare sull'ecosistema marino, comprendendo anche l'aumento della temperatura dell'acqua, le variazioni di salinità e l'arrivo in mare dei pesticidi o dei concimi. Il lavoro ha raggiunto un dettaglio senza precedenti, in quanto la carta permette di valutare la situazione delle singole aree con una risoluzione di soli 4 chilometri.

fonte: repubblica.it

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