Stessa ora. Lato opposto della piazza. Al Giubbe Rosse, la casa dei futuristi fiorentini dove tra i seguaci di Marinetti e Soffici finì in rissa, anche il promotore del referendum contro la tramvia Mario Razzanelli ascolta il suo testimonial, il presidente romano di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana: «Quella tramvia è un delirio irragionevole, una furia distruttiva: sbagliata la tecnologia (meglio una metro leggera) e sbagliato l'itinerario (un attentato al cuore della città)». Mezzogiorno di fuoco, appunto.
A quattro giorni dal voto sulla tramvia, favorevoli e contrari si affrontano in duello a distanza. Ma, forse anche perché i depliant sul referendum hanno iniziato soltanto ieri ad arrivare nelle case, i fiorentini passeggiano davanti al Paskowski e al Giubbe Rosse senza ancora le idee chiare: «La tramvia? Non so». Il sindaco Domenici ribadisce: «Domenica bisogna andare a votare no: no al blocco di un progetto destinato ad abbattere l'inquinamento, no a chi ha voluto questo sciagurato voto e no a chi si oppone al cambiamento». Quindi aggiunge: «Questo referendum ha già prodotto un danno. Quello di aver dato vita, per responsabilità dei suoi promotori, a un dibattito esaltato fondato in larga parte su falsità ed esagerazioni». L'affondo politico: «A battersi contro la tramvia c'è anche un gruppo di neofascisti».
I cittadini saranno chiamati a pronunciarsi sulle linee due e tre della tramvia che, secondo gli oppositori, «come il Muro di Berlino» spaccherebbero la città a metà. La due, soprattutto, quella che dovrebbe passare in Piazza Duomo facendo «cadere tutti i mosaici del battistero», quella che secondo le misurazioni di Forza Italia sarebbe «troppo stretta per far passare i tram», quella per cui i cui lavori preliminari sono già stati avviati. «Speriamo di non fare la fine di Gary Cooper», ride Razzanelli, capogruppo Udc e promotore del referendum, pensando allo sceriffo di Mezzogiorno di Fuoco rimasto solo. «Il referendum è consultivo. Solo se verrà raggiunta la maggioranza più uno il consiglio comunale sarà tenuto a pronunciarsi. Ma delle 26 mila firme raccolte in qualche modo si dovrà tener conto».
fonte: corriere.it
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