martedì 26 febbraio 2008

Lezioni in chiesa per raccogliere i rifiuti

Alla chiesa di San Marco a Pozzuoli il parroco è riuscito ad avere le campane, una bianca e una verde, carta e «tutto in uno», vetro, plastica e metalli. A Napoli ventuno dei 288 parroci della diocesi hanno messo sul sagrato i bidoncini, che servono meno delle campane perché si riempiono subito, ma li svuotano anche più spesso, quindi funzionano pure quelli. È la raccolta differenziata che parte dal basso, dalle parrocchie, dalla buona volontà di chi la propone e la promuove.

A Napoli c'è la spazzatura accumulata e la differenziata è una goccia, però succedono cose così. I no global riempirono di «rifiuti puliti» un tir per dimostrare che volendo si può fare. Un assessore regionale, Corrado Gabriele, la sta portando nelle scuole, dove finirebbe per diventare, seppure non ufficialmente, materia di studio. La Chiesa si è mossa prima di tutti. L'arcivescovo Crescenzio Sepe ha sempre avuto ottimi rapporti con il commissario straordinario De Gennaro. Oggi lo ha invitato al plenum del clero, e quando il prefetto arrivò a Napoli, lo ricevette in Curia. Parlarono a lungo, gli offrì disponibilità e aiuto. E Sepe è uno che non parla soltanto: se c'è da rimboccarsi le maniche, lui se le alza fino ai gomiti. Ha coinvolto i parroci ed è riuscito ad avere garanzie dall'Asia, l'azienda di igiene urbana che doveva fornire i bidoni e garantire la raccolta. E passati i tempi tecnici, l'operazione è partita. E sta funzionando.

A Pozzuoli — che è una diocesi a sé — si è andati addirittura un poco più avanti. Perché il parroco della chiesa di San Marco, don Fernando Carannante, non solo ha voluto che con l'installazione delle due campane il sagrato della sua chiesa diventasse a tutti gli effetti un punto di raccolta al pari degli altri già esistenti nel paese, ma ha avviato un'opera di informazione aggiungendo all'omelia, alla lettura dei vangeli e all'eucarestia della messa domenicale, anche una mezzora di educazione civica. Alla celebrazione delle nove del mattino, subito dopo le comunioni, i ragazzi della Caritas (di cui don Fernando è direttore) sistemano uno schermo, e con un pc e un proiettore cominciano a far scorrere diapositive e a spiegare che cos'è la raccolta differenziata, come si fa, a che cosa serve, quali materiali possono essere riciclati e perché è utile che lo siano. I fedeli ascoltano, qualcuno fa domande, e soprattutto poi tornano con la spazzatura già separata, e la mettono nelle due campane.

«Abbiamo iniziato domenica scorsa e in una settimana i contenitori sono stati svuotati già due volte», racconta don Fernando. E aggiunge: «Le persone sono disponibilissime e interessate a fare la raccolta differenziata. Noi lo abbiamo spiegato: oggi c'è l'emergenza, ma seppure riusciremo a superarla, tornerà prestissimo se anche noi non collaboreremo. E l'unico modo che tutti abbiamo per fare la nostra parte è la differenziata. Alle istituzioni spetta la raccolta e finora è andata bene. Magari è ancora presto per fare bilanci, ma se continuano a venire con la tempestività con cui sono venuti quando li abbiamo chiamati in questi primi giorni, mi sento di essere proprio ottimista».

Sono ottimisti anche i parroci napoletani. Le loro chiese sono in quartieri dove le municipalità hanno già avviato la raccolta differenziata, ma questo non sminuisce l'iniziativa. Anzi, le parrocchie si stanno rivelando ottimi veicoli per diffondere la cultura della raccolta intelligente. I ragazzi del centro pastorale Shekinà, al Vomero, stanno girando tutto il quartiere per informare gli abitanti. E alla chiesa della Resurrezione, a Scampia — dove non ci sono solo guerre di camorra, spacciatori e palazzoni degradati, ma anche tante persone per bene — il parroco Vittorio Siciliani sta facendo costruire la sagoma di cartone di un vigile con una telecamera in mano per metterla accanto ai bidoni e attrarre l'attenzione con un cartello: «Spazzatura videosorvegliata». «Sinceramente ero un po' perplesso — dice poi don Raffaele Conte, parroco della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli —. Temevo un uso disordinato di questi bidoncini. Invece vedo che i fedeli stanno rispondendo benissimo. Lo fanno come in un impegno quaresimale. E ne sono davvero felice».

fonte: corriere.it

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