sabato 23 febbraio 2008

La spesa di tutti i giorni più cara del 4,8%

L'Istat conferma: l'inflazione nel mese di gennaio, rispetto al dato di un anno prima, è al 2,9%, ai massimi dal 2001. Ma il dato che preoccupa di più è quello sulla «spesa di tutti i giorni»: sui prodotti ad «alta frequenza d'acquisto» cioè quelli che vengono comprati praticamente quotidianamente - come alimentari, tabacchi, carburanti, giornali o come il conto del bar e del ristorante - l'inflazione è molto più alta del tasso generale. Ed è stata pari, nel mese di gennaio, al 4,8%. È quanto sottolinea l'Istat in uno specifico focus dedicato ai diversi prodotti acquistati dalle famiglie italiane.

RINCARI QUOTIDIANI - Dal 2002, rileva l'Istat, il tasso di crescita dell'inflazione relativa ai beni ad alta frequenza d'acquisto è stato «sistematicamente più alto» rispetto al tasso complessivo. Il 4,8% di aumento registrato a gennaio è peraltro il più alto degli ultimi 11 anni.

ALTA FREQUENZA - Nel gruppo di beni ad alta frequenza di acquisto – il cui peso all'interno del paniere è del 39% - sono comprese anche le spese per affitto, beni non durevoli per la casa, servizi di pulizia e manutenzione per la casa, carburanti, trasporti urbani, giornali, ristorazione e spese di assistenza. «Si tratta di un gruppo – spiegano all'Istat - che ha registrato sistematicamente dal 2002, con l'ingresso dell'euro, aumenti superiori, a volte molto superiori, al tasso medio».

PANE E PASTA IN ORBITA - A gennaio, tra gli aumenti più elevati, il pane è cresciuto il 12,3% rispetto a un anno prima, mentre la pasta segna un aumento del 10 per cento. Lo segnala l’Istat, spiegando che anche i latticini continuano ad aumentare. Latte, formaggi e uova aumentano del 6,5 per cento (il latte da solo aumenta dell’8,7 per cento). La carne aumenta del 3,6% (rincaro più elevato per il pollame, che segna +6,7%). La frutta aumenta del 4,8% e il pesce del 3,6 per cento; trasporti a +5,4%, prodotti alimentari e bevande analcoliche +4,5%, abitazione, acqua, elettricità e combustibili +4%.

LE POLEMICHE - Nel frattempo, fioccano le reazioni e le polemiche. Secondo le associazioni dei consumatori il dato Istat sull'inflazione reale è «ancora sottostimato». A fine anno, pronostica il Codacons, ci sarà una «vera e propria stangata» stimata in circa «mille euro a famiglia». Secondo il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, «si tratta di rincari preoccupanti, visto che interessano voci come alimentari e carburanti di cui i cittadini non possono certo privarsi». Anche i sindacati si sono mostrati «molto preoccupati»: per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, c'è bisogno di «dati certi sull'inflazione per poter condurre una politica contrattuale responsabile sul potere d’acquisto dei salari».

MISTER PREZZI - E a seguito delle segnalazioni da parte del garante per i prezzi, il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, ha convocato per mercoledì 27 febbraio gli operatori dell'industria e del commercio del latte per gli aumenti dei prezzi finali di vendita. Lunedì prossimo partirà anche il numero verde unico delle Camere di Commercio italiane (800.95.59.59) per collaborare con Mister Prezzi nel monitoraggio delle dinamiche dei prezzi e delle tariffe pubbliche locali. I consumatori potranno accedere al servizio, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 15. I dati delle segnalazioni, che confluiranno in una intranet alla quale avranno accesso il garante per la sorveglianza dei prezzi e gli uffici prezzi e tariffe delle Camere di commercio, consentiranno al garante di avere a disposizione dati ed elementi di valutazione significativi, utili per la realizzazione di iniziative specifiche.

COSTO DELLA VITA - Tornando all'inflazione «classica», secondo i dati Istat, che stamane ha confermato tutte le stime, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività è salito del 2,9% rispetto al gennaio del 2007. Si tratta del valore più alto da luglio 2001. Rispetto a dicembre i prezzi aumentano invece dello 0,4 per cento. In quel mese l’inflazione si era attestata al 2,6% annuo e allo 0,3% mensile. L’indice armonizzato (quello utilizzato per fare i confronti con gli altri paesi europei) cresce del 3,1 per cento su base annua (il più alto da quando viene calcolato, cioè dal 1997), mentre cala dello 0,8 per cento rispetto a dicembre. A determinare le pressioni inflazionistiche sono principalmente gli alimentari, che continuano a correre e le tariffe, di cui sono scattati molti aumenti a gennaio.

fonte: corriere.it

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