lunedì 18 febbraio 2008

Troppa pesca sulle loro autostrade

E' in grave pericolo il signore degli oceani. L'allarme per la sopravvivenza degli squali arriva dal congresso della Società Americana per l'avanzamento della Scienza (Aaas) in corso a Boston dove sono stati presentati i più recenti studi sullo stato di salute del grande predatore dei mari. Compresa una sorprendente ricerca che dimostra come nel loro scorrazzare sott'acqua questi animali abbiano abitudini molto radicate che li fanno assomigliare agli automobilisti, con percorsi e punti sosta ricorrenti.

Secondo i dati presentati al congresso, il declino globale di tutte le specie di squali è ormai del 50%, ma per alcuni in particolare, fra i quali il martello e il tigre, è ormai arrivata al 95%. "A causa della pesca indiscriminata molte specie sono ormai considerate a rischio - spiega Ultima Baum, membro dello Iucn, l'organizzazione mondiale per la conservazione della natura - in particolare il più a rischio è lo squalo martello, per il commercio delle sue pinne".

Una delle soluzioni auspicabili nel tentativo di salvaguardare questi maestosi animali è la creazione di nuove aree marine protette, soprattutto in quei luoghi che gli squali utilizzano come delle "autostrade subacquee". Nei loro spostamenti, hanno stabilito diversi studi, non si muovono infatti a caso cercando le prede, ma seguono sempre le stesse rotte, che sono però anche quelle più minacciate dalla pesca selvaggia che negli ultimi decenni ha decimato diverse specie.

Inoltre i ricercatori dell'università della california di David, seguendo con dispositivi Gps gli spostamenti nel Pacifico Orientale degli squali martello, hanno individuato che la rotta seguita dagli animali tra il Messico e l'Ecuador è costellata di "aree di sosta", di solito in prossimità di isole. "Non sono dispersi negli oceani ma si raccolgono in alcune 'autostrade' che attraversano punti precisi - spiega Peter Klimley, che ha guidato lo studio - quindi per salvarli occorre rinforzare le riserve intorno a queste aree e sostituire la pesca con altre attività, ad esempio il turismo".

Una conferma indiretta della validità di questa ricerca arriva da un altro studio dell'università americana di Stanford sugli squali bianchi che giunge a conclusioni analoghe. In inverno, hanno accertato gli scienziati, gli esemplari adulti lasciano le zone della California centrale dove si riproducono e vanno a cercare acque più calde a Sud. Lungo questa rotta è stata individuata una zona, vicino alle Hawaii, talmente frequentata che i ricercatori l'hanno chiamata The white shark cafe.

"Lo abbiamo chiamato cafe perché non siamo ancora certi se gli squali frequentino l'area per nutrirsi oppure solo per incontrarsi", spiega Salvador Jorgensen, che ha guidato lo studio. "Una volta che hanno lasciato l'area - aggiunge - i pesci ritornano ogni anno esattamente nello stesso punto". Creare riserve marine in aree simili non è però l'unica misura da prendere per mettere gli squali fuori pericolo. Un altro intervento suggerito dagli esperti è la restrizione della pesca a quote definite con criteri scientifici alla costituzione di aree protette.

fonte: repubblica.it

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