mercoledì 27 febbraio 2008

L'euro vola oltre quota 1,50 contro dollaro

L'euro non si ferma. La moneta unica continua a bruciare primati su primati e all'avvio degli scambi sui mercati valutari in Europa è volato al massimo di tutti i tempi, toccando prima quota 1,5057 dollari (1,4881 la chiusura di martedì sera) e poi spingendosi fino a 1,5087. L'euro martedì ha sfondato per la prima volta quota 1,50 dollari, spingendosi fino a 1,5047 dollari. Il biglietto verde è molto debole anche rispetto alle altre principali divise: scivolone nei confronti dello yen e della sterlina, con un pound che tratta a 1,9919 dollari rispetto agli 1,9717 di martedì.

ATTESA PER BERNANKE - Sono state le parole dei vertici della Federal Reserve - che hanno confermato la prospettiva di nuovi tagli dei tassi Usa - ha trascinare verso nuovi ribassi il dollaro. Il vice presidente della banca centrale Usa, Donald Kohn, ha definito martedì più gravi i rischi sulla crescita rispetto a quelli di inflazione, spiegando che la banca centrale è pronta a intervenire per far fronte ai momenti difficili. L'attenzione degli investitori passa ora all'audizione del banchiere centrale, Ben Bernanke, la cui testimonianza al Congresso è in agenda per le 16 italiane di mercoledì.

PETROLIO IN ORBITA - Il tracollo del dollaro ha mandato alle stelle le quotazioni delle materie prima, a partire dal petrolio: le quotazioni del barile sono salite ulteriormente nella mattinata, fino a toccare il nuovo record storico a 102,08 dollari per il West Texas Intermediate (Wti, il greggio americano). Si tratta di un valore mai raggiunto nemmeno attualizzando il prezzo toccato nel 1980 dopo il secondo shock petrolifero. Sulla piazza internazionale di Londra il barile di Brent, il greggio del mare del Nord, aumenta di 65 cents a 100,12 dollari.

BUSH: NON AVREMO UNA RECESSIONE - L'economia americana non è non entrerà in una fase di recessione. Continua a fare affermazione di ottimismo il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, nel corso di un'intervista ad American Urban Radio Network. «Non siamo in recessione - ha spiegato - e non credo che vi entreremo in futuro. Siamo in una fase di flessione dell'economia, che è una cosa differente». Bush ha invece sottolineato la «forza» dell'economia americana capace di superare sotto la sua presidenza un primo rischio di recessione, gli attentati alle Torri Gemelle dell'11 Settembre, scandali finanziari di peso (come Enron e WorldCom), grandi calamità naturali (Katrina) e i record continui dei prezzi del petrolio. E, a conferma della sua valutazione, il presidente cita il record positivo di 52 mesi di crescita occupazionale, difendendo le proprie politiche su sgravi fiscali e il piano di ripresa economica.

fonte: corriere.it

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