giovedì 28 febbraio 2008

"Avete sciolto i nostri ghiacci"

I GHIACCI non avvolgono più Kivalina, che d'inverno è sempre più esposta alle violente tempeste dell'Oceano artico. Molte case sono andate distrutte dalle mareggiate, altre sono state abbandonate: l'intero paesino sta lentamente scivolando in mare. Tutta colpa del surriscaldamento, dicono i suoi trecentonovanta abitanti, che hanno perciò deciso di denunciare alcune grandi compagnie petrolifere, quali la Exxon, la Shell e la BP. Sono loro, sostengono, i responsabili del disastro: il pianeta si sta riscaldando a causa delle emissioni di gas serra, dunque è per colpa dei petrolieri che si stanno sciogliendo i ghiacci del Polo nord. Questa sfida lanciata ai giganti del petrolio dagli ambientalisti di Kivalina, inuit per di più, è la prima causa mai intentata negli Stati Uniti per global warming.

Il paesino sorge su un'isola di terra e ghiaccio nel nord dell'Alaska, a più di mille di chilometri dalla già polare Anchorage. È da sempre circondato dal mare ghiacciato dove, da secoli, si pesca salmone e si caccia caribù. "Una volta cominciava a ghiacciare in ottobre, ma oggi ci ritroviamo con ampi tratti di mare aperto fino a dicembre, e in questo modo la nostra isola non è protetta dalle tempeste" ha spiegato l'amministratore della piccola città, Janet Mitchell. "L'isola è molto più esposta ai venti e abbiamo riscontrato un'erosione sempre più accelerata a causa della perdita di ghiaccio marino".

Anche se la legge statunitense non prevede il "reato di global warning", appoggiati da tre organizzazioni non-profit i legali del villaggio di Kivalina hanno deciso di procedere con la causa, sostenendo che se il ghiaccio di Kivalina si sta sciogliendo è colpa di quattro compagnie petrolifere e quattordici aziende per l'elettricità, le quali provocano milioni di tonnellate di gas serra. La tesi giuridica degli avvocati è semplice. E i danni, di portata tale da mettere a rischio la vita stessa dell'isola, sono accertabili e facilmente dimostrabili.

I legali sono quindi volati a San Francisco, dove hanno sede legale alcune delle più importanti compagnie petrolifere d'America, e le hanno denunciate alla Corte federale, accusandole di essere responsabili per i danni riportati nel villaggio. Secondo il procuratore Matt Pawa si tratta della prima causa per global warming mai intentata in America avente "una vittima distintamente identificabile". Gli abitanti del borghetto artico chiedono danni per 400mila dollari. Poco, tutto sommato. Soprattutto se a doversi dividere la sanzione saranno i big del cartello del petrolio.

fonte: repubblica.it

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