A conti fatti, senza sconti né buonismi vari ed eventuali, il Ministero dell’Economia, in maniera assolutamente informale, ha calcolato che per salvare il Comune di Catania, ma salvarlo davvero, servirebbero entro il 31 dicembre qualcosa come 300 milioni di euro.
Senza questa gigantesca somma il dissesto sarebbe inevitabile. Ecco perché a Tremonti i tecnici del ministero hanno spiegato che i 70 milioni di anticipazioni chiesti dal presidente del Consiglio per mettere un ditino nella voragine aperta a Palazzo degli Elefanti, equivarrebbe ad allungare l’agonia del Comune e, di fatto, a gettare al vento quei soldi. Che, in pratica, lo Stato manco ha. Dovrebbe cercare e, magari, potrebbe anche trovare.
Ma, si son detti, vale la pena produrre questo sforzo se, in ogni caso, non esiste piano di rientro che possa consentire a Catania di mettere assieme entro il 31 dicembre i 300 milioni che servono? La loro risposta, molto tecnica, è stata ovviamente no.
Anche perché lo stesso Tremonti ha poi detto a Berlusconi quel che tutti sanno: ammesso che si trovino i 70 milioni anticipando i trasferimenti di ottobre 2008 e marzo 2009, ammesso che si capisce, non ci sarebbe da parte del governo alcuna possibilità di andare a cercare nient’altro. Cioè non passi per la testa a qualcuno l’idea che saltato l’ostacolo del 30 settembre, si ricominci a bussare alla cassa centrale. Niente da fare, niente da dare.
Toccherebbe, cioè, al Comune inventare la soluzione. Il sindaco presenterà a giorni il piano di rientro al Consiglio comunale, ma per quanto possa risultare un piano energico e credibile, è ipotizzabile, si chiedono a Roma, che produca liquidi per 300 milioni? Perché qui non si tratta più di capire quanto vale Catania, quanto il suo patrimonio immobiliare, quanto le sue società privatizzabili.
Qui ci vogliono soldi, tanti, maledetti e subito. E non ci sono. Né a Catania, né a Palermo, né a Roma. Il Liotru, si sussurra in città, ha chiesto di essere risparmiato ed ha avviato le pratiche per chiedere asilo politico altrove. Ora tutti invocano il miracolo e sperano nella Santa. Ma corrono tempi tristi e "Noli offendere Patria Agathae quia ultrix iniuriarum est" vale per tutti, no?
fonte: lasicilia.it
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