Con lo slogan “Le nostre voci, i nostri diritti per un mondo senza muri” la seconda edizione del Forum mondiale delle migrazioni che si è appena conclusa a Madrid ha individuato strategie e proposte per reagire all'imperativo della chiusura delle frontiere
Con la testimonianza di Rajaa Derbashi, settantenne rifugiata palestinese che sogna di tornare alla propria casa nella valle della Beqaa, si è aperto l’11 settembre il secondo Forum mondiale dei migranti a Rivas Vaciamadrid, popoloso sobborgo rivoluzionario della sempre più multiculturale capitale spagnola.
Con lo slogan “Le nostre voci, i nostri diritti per un mondo senza muri” la seconda edizione del forum, ancora più partecipata e più colorata della prima, è stata quella del consolidamento dei legami tra i 3.000 delegati registrati e della proposta politica, con la dichiarata ambizione di individuare strategie, canali, reti e proposte che mettessero in discussione l'ondata di chiusura delle frontiere che invade, in maniera più o meno intensa, i paesi sviluppati.
Tra i tanti forum che si pongono all'attenzione internazionale, quello di Rivas spicca per una caratteristica peculiare: il copioso e variegato programma culturale, coraggioso e innovativo, che accompagna le giornate di discussione con l'evidente intento di coinvolgere per la strada e nelle piazze la popolazione locale. Non è stato un compito arduo come si poteva immaginare: Rivas stessa è un riconosciuto esperimento multiculturale che cresce al ritmo di 10.000 abitanti all'anno, ritmi impensabili in Italia, ma impressionanti anche per la Spagna della especulaciòn inmobiliaria.
Anche prima dell'arrivo dei colorati delegati andini e africani del forum, infatti, per le strade di questa periferia spagnola tutti i giorni muratori moldavi e polacchi, badanti rumene e colf colombiane si mescolano ai vari Juan e Manuel all'ombra dei magri pioppi della meseta.
Il comune di Rivas, unico in spagna governato dalla sinistra alternativa, si impegna da anni in un'intensa attività di integrazione dei minori e degli adulti migranti, con esperienze di riconosciuta leadership nazionale come gli orti sociali interetnici, i gruppi di alfabetizzazione femminile, le esperienze delle cooperative di autocostruzione delle case popolari.
Digerita l'ondata emozionale degli interventi di Rajaa Derbashi e di Fariya Noor, che ha portato l'esperienza dei migranti somali negli Usa, l'attenzione si è spostata sui contenuti centrali di questo forum con l'intervento del belga Francois Houtard dell'università di Lovaine. Il direttore della rivista Alternatives Sud ha portato, per la prima volta, il tema ambientale al centro del dibattito sulle migrazioni con una lucida analisi che ha sottolineato il legame tra i cambiamenti climatici e le migrazioni.
Crisi della produzione alimentare, ipersfruttamento delle aree costiere, progressivo inquinamento delle aree marine che ricevono i residui delle megalopoli, sono alcune delle conseguenze dell'aumento dei gas serra che , sottilinea Houtard, si ripercuoteranno ancora più pesantemente di oggi sulle dinamiche migratorie se non ascolteremo l'allarme lanciato da Stern nel suo celebre rapporto del 2006.
fonte: lanuovaecologia.it
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