Bestioni persi nel traffico. Sporchi, affollati, mai puntuali. Nelle grandi città gli autobus si prendono come le medicine: indigesti e obbligati. I forzati del torpedone hanno l'impressione di viverci, come ha immaginato Sean Penn per il suo film Into the wild, ma lì era una scelta. Tutto questo sta per finire (o quasi). Arriva l'autobus del futuro.
I tempi sono tutt'altro che biblici. Un grande progetto europeo metterà in strada nei prossimi anni mezzi da favola: veloci, silenziosi, ampi, funzionali. E soprattutto belli da vedere e poco inquinanti. A giudicare dai primi bozzetti - solo un esercizio di creativi per ora - sembra un sogno di assoluta trasparenza. L'integrazione totale con il tessuto urbano permette alla città di vivere dentro e fuori l'abitacolo.
A finanziare l'iniziativa - che verrà presentata oggi a Roma in Campidoglio alla presenza di Antonio Tajani, Commissario europeo ai trasporti davanti a 150 delegati di 15 paesi europei - è proprio Bruxelles. L'Unione europea stanzia 26 milioni di euro per quattro anni e li mette a disposizione dell'Associazione internazionale del trasporto pubblico (Uitp) che rappresenta 3.100 aziende, industrie e operatori della mobilità in ogni continente e alla quale spetta il compito di coordinare la ricerca e costruzione dei prototipi di bus. Per la prima volta sono coinvolte le cinque più grandi imprese costruttrici europee (Evobus-Mercedes, Iribus-Iveco, Scania, Volvo, Neoman) e per la prima volta la sperimentazione (con la guida dei nuovi mezzi) avverrà in modo contestuale in sette città. Per l'Italia (che gestirà il 25% dei finanziamenti) c'è Roma e Verona, mentre Milano (con Atm) darà il suo contributo ai test. Coinvolti anche il Centro ricerche Fiat, l'Asstra (associazione italiana del trasporto pubblico) e le università romane La Sapienza e Roma3.
Ma come sarà l'autobus del futuro? "Possiamo già immaginarlo - sorride Umberto Guida, direttore del progetto - consumerà meno (fino al 25%), avrà più passeggeri (15% in più) e sarà più veloce (dai 15 ai 18 km/h)". E ancora: porte larghe e livellate ai marciapiedi per facilitare e rendere spediti l'imbarco e l'uscita dei passeggeri. Grandi vetrate luminose, ampia cabina guida, schermi per le informazioni. E un cuore verde: un motore Euro 4 (Euro 5 dal primo ottobre 2009 e nel 2013 Euro6) che ridurrà di un terzo le emissioni nocive. Le tecnologie possono variare: ibrido, idrogeno, biofuel, biogas. Alcune già in campo, altre che verranno. Come la guida ottica, un sistema che consente al bus di (quasi) guidarsi da solo grazie al sensore che dialoga con i punti direzionali collocati in strada. O come il semaforo intelligente, già in funzione a Londra, che diventa verde quando il bus si avvicina. Ancora: i freni intelligenti che non sprecano l'energia del bus fermo e la passano a una batteria a idrogeno, utile per la ripartenza (la fase più inquinante). Soluzioni interessanti, non tutte ancora standardizzate in Europa.
Senza pensare poi alla comunicazione ai tempi di Internet e del satellite: tempi e ritardi dei bus via sms, navigazione dal sedile. "Uno degli aspetti più curiosi che studieremo - racconta Guida - è la modularità dei bus". Costruiti in modo componibile, come pezzi di Lego da mischiare e combinare. Oggi il modulo porta-biciclette, domani quello in più per il concerto e la partita. Un serpentone innocuo, da strizzare o allungare quando serve.
fonte: repubblica.it
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giovedì 4 settembre 2008
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