La produzione dei biocarburanti aumenta del 35-40% negli ultimi dodici mesi mentre il prezzo delle materie agricole scende. La campagna diffamatoria dello scorso anno contro i biocarburanti non trova quindi più valide conferme dall'analisi dei dati. Ad affermarlo è l'European biodiesel board (Ebb) nel recente studio sulla relazione dell'utilizzo dei biocarburanti con i prezzi delle materie prime agroalimentari. Secondo l'associazione che riunisce i produttori di biofuel, nel 2008 la produzione di biodiesel è aumentata del 35-40% mentre quelli delle materie prime agroalimentari (mais, soia, grano) si sono avviati verso una rapida discesa. Se fosse stata vera la correlazione diretta osservata nel 2007 questa si sarebbe verificata anche nel 2008. In altri termini, la produzione di biofuel nel breve periodo è di gran lunga aumentata da un anno all'altro, ciò non ha influito minimamente sul prezzo delle materie agricole.
Una campagna contro i biocarburanti
Su Ecoage avevamo manifestato i nostri dubbi già lo scorso anno, quando una campagna diffamatoria internazionale mirava a collegare il prezzo dei biocarburanti alla fame del mondo (vedi ad es. articolo "biofuel e prezzi dei generi alimentari" del 3 nov. 2007 cui seguirono altri approfondimenti e un sondaggio ai lettori). A suo tempo facemmo notare come la quantità di biodiesel fosse talmente bassa a confronto dei carburanti tradizionali che sarebbe stato impossibile (per non dire folle) attribuire al biofuel l'unica colpa dei rincari della pasta, della frutta ecc. Inoltre, sottolineammo che la fame del mondo non era (purtroppo) un fenomeno recente bensì storico, antecendente ai biofuel. A nostro giudizio sarebbero dovute salire sul banco degli imputati le decisioni dei governi di ridurre le scorte agroalimentari di sicurezza, il rincaro del petrolio sui costi di trasporto delle derrate alimentari, movimenti speculativi internazionali sui prezzi delle derrate, una politica PAC del tutto discutibile e poco attenta al problema della fame del mondo ed infine la crescita della domanda agroalimentare nei paesi emergenti asiatici (Cindia). Pur con queste osservazioni non escludevamo (e non escludiamo nemmeno oggi) un probabile futuro legame tra biofuel e prezzi agroalimentari, in quanto entrambe le filiere produttive utilizzano un medesimo fattore produttivo, ossia la terra. Lo scorso anno però la campagna contro i biocarburanti fu molto dura, esagerata e feroce. Ben organizzata e mirata ad eliminarli o perlomeno a contenere la loro crescita e le agevolazioni fiscali. Vediamo perché.
Meno biofuel e più petrolio
La campagna contro il biofuel dello scorso anno si colora di politica più che di logica. Basti pensare ai richiami preoccupati di Chavez o di Castro contro la decisione di Washington di aumentare la produzione di biofuel made in Usa, preoccupati della fame del mondo ma poco memori del fatto che il Brasile di Lula sia storicamente il principale produttore di biofuel dalla canna da zucchero. Senza dimentare le pressioni all'Onu e agli organismi internazionali per una richiesta di messa in mora dei biocarburanti. I dati presentati dall'European biodiesel board confermano la mancanza dei dati sufficienti a giustificare quel grido d'allarme contro il biofuel che, lo sottolineiamo, ha avuto una risonanza politico-mediatica ben superiore a quella delle conseguenze dell'effetto serra.
Per quale ragione abbiamo assistito a quest'onda mediatica contro i biofuel? A nostro avviso le cause potrebbero essere principalmente due:
- In primo luogo, lo sviluppo incontrollato delle energie alternative mina gli interessi dello status quo costituito dalle fonti di energia tradizionali (gas, petrolio, carbone).
- In secondo luogo, la decisione del presidente Bush di investire nel biofuel made in Usa riduce la dipendenza energetica dai paesi Opec ed esportatori di petrolio e quindi le entrate di gran parte dei paesi del centro dell'America Latina.
A nostro avviso, questi due elementi hanno contribuito non poco a costruire un'onda di ritorno contro i biofuel. Oggi si ritorna da punto accapo. Pian piano la ragione torna a prendere il sopravvento. Va però notato che la campagna contro i biofuel ha comunque raggiunto i propri obiettivi: rallentare il cammino verso le energie alternative a tutto vantaggio del petrolio, del gas e del carbone.
E la fame del mondo? Non se ne parla più... A conferma che la campagna mirava soltanto a penalizzare il cammino delle energie alternative, utilizzando la fame del mondo come argomento strumentale.
Con questo non vogliamo difendere a spada tratta i biocarburanti. Al contrario, riteniamo necessario organizzare e coordinare bene la produzione agroalimentare e agroenergetica. Era però 'folle' attribuire a questo legame, oggi inesistente, la colpa del forte rincaro dei prezzi agroalimentari osservato lo scorso anno.
Questa, perlomeno, è la nostra opinione come Ecoage.
Sappiamo di andare controcorrente ma spesso.... i fatti ci danno ragione.
fonte: ecoage.it




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