martedì 4 novembre 2008

Australia, entro il 2020 25% in meno di CO2

Un quarto di emissioni in meno tra 12 anni, il 90% entri il 2050. La strategia indicata dal rapporto del consigliere capo del governo australiano, l’economista Ross Garnaut

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L'Australia deve esprimere la volontà di ridurre sostanzialmente le emissioni di gas serra, rispetto al 2000 - del 25% entro il 2020 e del 90% entro il 2050 - ma nel contesto di accordi internazionali. È la raccomandazione-chiave nel rapporto presentato dal consigliere capo del governo laburista di Canberra in materia di clima, l'economista Ross Garnaut. L'ambizioso obiettivo dovrebbe essere inquadrato in un accordo globale, che limiti la concentrazione atmosferica di CO2 a 450 parti per milione (ppm), scrive Garnaut nell'atteso rapporto di 620 pagine su come l'Australia dovrebbe affrontare la crisi climatica.

L'esperto ammette che il mondo difficilmente raggiungerà un tale livello di "forte attenuazione", e in tal caso Canberra dovrebbe premere per una concentrazione globale di CO2 di 550 ppm, il che significa un taglio di emissioni del solo 10% e non più del 25%, sempre entro il 2020. E se anche non venisse concluso un accordo sul clima nel quadro Onu, l'Australia dovrebbe impegnarsi ad una riduzione di emissioni di almeno il 5% entro il 2020, come "offerta senza condizioni".
Garnaut ribadisce che il cambiamento climatico è reale e grave, e che l'Australia avrebbe molto da perdere se non lo affrontasse con coraggio. "Fra i paesi sviluppati, l'Australia ha più da perdere dall'inerzia e più da guadagnare dalla mitigazione globale", scrive l'economista, che chiede uno stanziamento pari a 1,6 miliardi di euro l'anno, in ricerca e commercializzazione di tecnologie a basse emissioni.
A sostegno dei piani del governo per la creazione di un mercato nazionale delle emissioni, Garnaut chiede che il piano cominci dal 2010, con prezzi per i permessi di emissione stabiliti d'autorità fino al 2012. Circa il 30% del valore dei permessi dovrebbe andare alle aziende ad alte emissioni, che sarebbero svantaggiate nella concorrenza con nazioni che non hanno un analogo mercato.
Quanto all'impiego dei fondi ricavati dal mercato delle emissioni, la metà dovrebbe servire a compensare le famiglie, il 30% andrebbe alle aziende e il 20% alla ricerca. Le unità familiari avrebbero accesso a 'crediti verdi' per l'installazione di impianti ed elettrodomestici a basso consumo.
Secondo il partito dei verdi e i gruppi ambientalisti, il target del 10% è troppo basso e non basterà a salvare il patrimonio naturale e turistico dell'Australia, e in particolare la Grande barriera corallina. Il leader dei verdi Bob Brown sottolinea tuttavia che il rapporto Garnaut conferma come una linea forte sul cambiamento climatico non avrebbe gravi conseguenze economiche per la popolazione

fonte: lanuovaecologia.it

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