L'Italia strappa a livello europeo la possibilità di rivedere nel 2014 gli obiettivi per le energie rinnovabili, avvicinando così le prospettive di un compromesso sul pacchetto clima-energia al vertice dei capi di Stato e di governo della Ue di giovedì e venerdì prossimi. L'annuncio dell'intesa è stato dato dal ministro Claudio Scajola al termine di una lunga giornata in cui - su tavoli diversi - il titolare dello Sviluppo economico e il ministro degli Esteri Franco Frattini hanno negoziato a Bruxelles per fare valere le richieste italiane di modifica delle misure europee.
"Abbiamo fatto progressi giganteschi, grazie al forte pressing del governo Berlusconi - ha detto Scajola - Dobbiamo augurarci che la forte credibilità del presidente Berlusconi consenta di mantenere questo risultato", ha aggiunto, ricordando che ora bisogna convincere anche l'Europarlamento. I deputati europei, infatti, si sono finora espressi contro la clausola di revisione al 2014 della direttiva con cui l'Europa intende raggiungere l'obiettivo del 20% di consumi da energie pulite entro il 2020.
Nel testo di compromesso strappato ieri non si parla esplicitamente di "revisione", ma si chiede alla Commissione Ue di presentare nel 2014 un rapporto per proporre "adeguati adattamenti delle misure di cooperazione in modo da migliorare l'efficacia dell'obiettivo del 20%. Queste proposte non dovranno intaccare l'obiettivo generale del 20%, né il controllo degli Stati membri sui propri sistemi di sostegno e cooperazione nazionale". Secondo l'Italia, il testo lascia sufficiente spazio per potere rimettere in discussione, qualora ce ne fosse bisogno, anche il target del 17% assegnato al nostro Paese nella ripartizione degli oneri a livello europeo, sulla base del Pil procapite.
Roma vorrebbe un obiettivo definito sulle emissioni di CO2 procapite, che farebbe scendere l'impegno nazionale a quota 14%. Secondo il ministro francese all'ecologia, Jean-Louis Borloo, il compromesso non mette invece in causa gli obiettivi nazionali "che restano intoccabili". Il testo è però sufficientemente ambiguo per non escludere del tutto questa eventualità e consente all'Italia di incassare un primo successo. Da Roma, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha commentato con favore gli ultimi sviluppi, affermando che la presidenza francese sta andando "nella giusta direzione". Restano però nodi importanti.
Lo ha ricordato Frattini affermando che l'Italia è pronta "ad un compromesso, ma non ad ogni costo". Tra i punti irrinunciabili, le deroghe di salvaguardia per le industrie manifatturiere e la clausola per una revisione generale del pacchetto alla luce dei risultati della Conferenza mondiale sul clima di Copenaghen alla fine del 2009. "Mercoledì la presidenza francese presenterà un nuovo compromesso e ci auguriamo che le nostre richieste vengano soddisfatte", ha detto Frattini, secondo il quale "si negozieranno anche le virgole". E l'Italia non è sola.
"Ci sono altri paesi europei che in modo assai più drastico di noi hanno detto di non poter accettare il testo attuale", ha riferito il titolare della Farnesina. Tra questi la Gran Bretagna, che non vuol neppure sentire parlare di un fondo di solidarietà per aiutare i paesi dell'Europa dell'Est, ancora prevalentemente dipendenti dal carbone, e la Germania. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ribadito che giovedì a Bruxelles non accetterà "misure che mettano in pericolo posti di lavoro o investimenti in Germania".
fonte: lanuovaecologia.it




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