OLTRE LE ASPETTATIVE - I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno così superato le aspettative della stessa Commissione Europea. «È di più di quel che ci attendevamo», ha detto il presidente della Commissione, Manuel Barroso. E Ivo de Boer, il capo negoziatore delle Nazioni Unite sul clima, ha definito lo stanziamento «un grande incoraggiamento» ai colloqui in corso a Copenaghen. Le organizzazioni internazionali non governative mettono però in guardia: i fondi, dicono da più parti, devono essere aggiuntivi all'impegno di portare l'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) allo 0,7% del Pil entro il 2015.
L'ONU - Intanto al vertice nella capitale danese, è sceso in campo l'Onu con una prima bozza ufficiale: un'ipotesi di compromesso, redatta dalla presidenza Onu, che indica l'obiettivo di contenere entro una forchetta tra 1,5 e 2 gradi centigradi l'aumento massimo della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo la bozza, le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra dovrannoo ridursi tra il 75 e il 95 per cento entro il 2050, rispetto ai livello del 1990.
PUNTO DI PARTENZA - La bozza costituisce il punto di partenza per i prossimi negoziati a cui parteciperanno tutti i «grandi» del pianeta, accompagnati dai rispettivi ministri dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'aumento della media globale della temperatura, il margine inferiore è ovviamente sponsorizzato dalle piccole isole, che rischiano di essere sommerse dall'innalzamento dei mari causato dallo scioglimento dei ghiacci, e da molti Paesi africani, a rischio di carestie e siccità. I Paesi industrializzati e i «giganti» emergenti come Cina, India e Brasile, «spingono» invece per il limite più alto. La bozza contiene ancora diverse parentesi sui dati per i quali manca ancora l'accordo. Per quello che riguarda la riduzione globale delle emissioni di diossido di carbonio entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) si indicano tre possibili obiettivi: del 50, dell'80 e dell'95 per cento. I Paesi industrializzati spingono per fermarsi al 50 per cento, ma alcune economie emergenti guidate dalla Cina non hanno voluto fissare alcun obiettivo a meno di non chiarire che i Paesi ricchi si assumeranno la quasi totalità dell'onere. Per i Paesi ricchi, su cui ricadono le maggiori responsabiltà nel surriscaldamento del pianeta, le opzioni possibili di tagli al C02 entro il 2050 variano dal 75-85 per cento, «almeno 80-95 per cento» e «più del 95 per cento», tutti opzioni comparate ai dati del 1990.
LE EMISSIONI - Nell'ipotesi di accordo sono contenuti 46 punti da discutere che affrontano temi come trasferimento di tecnologie, risorse e investimenti, misure di adattamento per i paesi in via di sviluppo. Molti capitoli sono comunque ancora tutti da scrivere e compaiono in corsivo tra parentesi quadre. Il testo dell'accordo sarà valutato dalla sessione ministeriale del summit, che inizia ufficialmente martedì 15.
NO DELLA RUSSIA - Mosca ritiene «inutile» estendere la validità del protocollo di Kyoto e considera «necessario» un nuovo documento: lo ha detto in una conferenza stampa a Mosca, commentando il dibattito in corso a Copenaghen al summit sul clima, Aleksandr Bedritski, consigliere presidenziale responsabile per i problemi del clima e delle conseguenze dei mutamenti climatici. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Bedritski ha aggiunto che, a suo avviso, i meccanismi finanziari del protocollo di Kyoto saranno conservati e ha escluso per ora l'intenzione della Russia di vendere all'estero quote di emissione di gas serra.
fonte: corriere.it
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