venerdì 11 dicembre 2009

Clima, 7,2 miliardi di euro ai Paesi poveri

I capi di Stato e di governo dell'Ue si sono accordati per dare 7,2 miliardi di euro ai Paesi poveri per il triennio 2010-2012 (2,4 mld all'anno): il cosiddetto fondo «fast start» aiuterà i Paesi in via di sviluppo a dotarsi di tecnologie pulite per frenare il surriscaldamento del pianeta ma dovrebbe facilitare anche il raggiungimento dell'accordo al summit internazionale di Copenaghen. L'Italia darà 200 milioni di euro, un contributo definito «generoso» dal premier Silvio Berlusconi; ma hanno dato contributi anche quei Paesi - come la Lettonia, la Bulgaria, l'Ungheria e la Grecia- che si trovano in una situazione economica molto delicata.

OLTRE LE ASPETTATIVE - I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno così superato le aspettative della stessa Commissione Europea. «È di più di quel che ci attendevamo», ha detto il presidente della Commissione, Manuel Barroso. E Ivo de Boer, il capo negoziatore delle Nazioni Unite sul clima, ha definito lo stanziamento «un grande incoraggiamento» ai colloqui in corso a Copenaghen. Le organizzazioni internazionali non governative mettono però in guardia: i fondi, dicono da più parti, devono essere aggiuntivi all'impegno di portare l'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) allo 0,7% del Pil entro il 2015.

L'ONU - Intanto al vertice nella capitale danese, è sceso in campo l'Onu con una prima bozza ufficiale: un'ipotesi di compromesso, redatta dalla presidenza Onu, che indica l'obiettivo di contenere entro una forchetta tra 1,5 e 2 gradi centigradi l'aumento massimo della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali. Secondo la bozza, le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra dovrannoo ridursi tra il 75 e il 95 per cento entro il 2050, rispetto ai livello del 1990.

PUNTO DI PARTENZA - La bozza costituisce il punto di partenza per i prossimi negoziati a cui parteciperanno tutti i «grandi» del pianeta, accompagnati dai rispettivi ministri dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'aumento della media globale della temperatura, il margine inferiore è ovviamente sponsorizzato dalle piccole isole, che rischiano di essere sommerse dall'innalzamento dei mari causato dallo scioglimento dei ghiacci, e da molti Paesi africani, a rischio di carestie e siccità. I Paesi industrializzati e i «giganti» emergenti come Cina, India e Brasile, «spingono» invece per il limite più alto. La bozza contiene ancora diverse parentesi sui dati per i quali manca ancora l'accordo. Per quello che riguarda la riduzione globale delle emissioni di diossido di carbonio entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) si indicano tre possibili obiettivi: del 50, dell'80 e dell'95 per cento. I Paesi industrializzati spingono per fermarsi al 50 per cento, ma alcune economie emergenti guidate dalla Cina non hanno voluto fissare alcun obiettivo a meno di non chiarire che i Paesi ricchi si assumeranno la quasi totalità dell'onere. Per i Paesi ricchi, su cui ricadono le maggiori responsabiltà nel surriscaldamento del pianeta, le opzioni possibili di tagli al C02 entro il 2050 variano dal 75-85 per cento, «almeno 80-95 per cento» e «più del 95 per cento», tutti opzioni comparate ai dati del 1990.

LE EMISSIONI - Nell'ipotesi di accordo sono contenuti 46 punti da discutere che affrontano temi come trasferimento di tecnologie, risorse e investimenti, misure di adattamento per i paesi in via di sviluppo. Molti capitoli sono comunque ancora tutti da scrivere e compaiono in corsivo tra parentesi quadre. Il testo dell'accordo sarà valutato dalla sessione ministeriale del summit, che inizia ufficialmente martedì 15.

NO DELLA RUSSIA - Mosca ritiene «inutile» estendere la validità del protocollo di Kyoto e considera «necessario» un nuovo documento: lo ha detto in una conferenza stampa a Mosca, commentando il dibattito in corso a Copenaghen al summit sul clima, Aleksandr Bedritski, consigliere presidenziale responsabile per i problemi del clima e delle conseguenze dei mutamenti climatici. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Bedritski ha aggiunto che, a suo avviso, i meccanismi finanziari del protocollo di Kyoto saranno conservati e ha escluso per ora l'intenzione della Russia di vendere all'estero quote di emissione di gas serra.

fonte: corriere.it

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