SPACCATURA - Al terzo giorno di negoziati si profila infatti un’inedita spaccatura nella compagine, finora piuttosto unita, dei paesi in via di sviluppo. I piccoli paesi insulari e le nazioni africane, più poveri e più vulnerabili al cambiamento climatico, hanno avanzato la proposta di un trattato legalmente vincolante, più severo del protocollo di Kyoto. Proposta che vede l’opposizione dei grandi paesi emergenti, come la Cina, che temono un freno alla crescita. In prima linea Tuvalu, arcipelago polinesiano a mezza strada fra Hawaii e Australia, che ha chiesto e ottenuto una sospensione dei negoziati fino alla soluzione del problema. L’appello è stato raccolto da altri membri dell’Aosis, l’Associazione dei piccoli stati insulari, come le Isole Cook, le Barbados e Fiji, e da vari paesi poveri africani, Sierra Leone, Senegal e Capo Verde. Diversi hanno ripetuto la richiesta di Tuvalu di fermare la crescita delle temperature globali a 1,5 gradi centigradi, e la concentrazione di gas serra in atmosfera a 350 parti per milione, invece delle 450 preferite dai paesi industrializzati e da qualche grande emergente. I paesi a forte crescita come Cina, India e Sudafrica si oppongono ai target più ambiziosi, perchè temono che possano rallentare la crescita economica.
fonte: corriere.it
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