Non si è ancora conclusa, dopo un'intera notte di dibattiti intensi, la conferenza sul clima. L'intesa minimalista (e senza valore vincolante) annunciata in serata dal presidente americano Obama e sottoscritta dal premier cinese, dal primo ministro indiano e dal presidente sudafricano, è stata silurata dall'opposizione del piccolo stato insulare di Tuvalu, nel pacifico (il primo paese che ha già avuto dei 'rifugiati climatici') e poi da una raffica di interventi contrari di paesi latinoamericani: Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua e Costarica.
Poco dopo le tre di notte è arrivato il 'no' del rappresentante di Tuvalu: "Avete messo trenta denari sul tavolo per farci tradire il nostro popolo, ma il nostro popolo non è in vendita". Sono seguite decine di interventi, con molte critiche per i metodi seguiti dalla presidenza danese. Molto virulento, e poi molto criticato, è stato l'intervento del rappresentante del Sudan e del G77, che ha paragonato il tentativo di imporre l'accordo all'olocausto, dicendo che condannerebbe il popolo dell'Africa all'incenerimento.
Allo stato attuale la conferenza è in stallo: si discute ancora se retrocedere la proposta di accordo a un documento informativo, o se approvarlo mettendo una nota a piè di pagina con la menzione dei paesi contrari.
fonte: repubblica.it
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sabato 19 dicembre 2009
Conferenza Onu nel caos accordo ancora bloccato
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