venerdì 11 dicembre 2009

Acqua, reti colabrodo e record a Sud Ogni giorno usiamo 250 litri a testa

"In Italia per ogni 100 litri di acqua erogata si preleva una quantità di 165 litri, cioé il 65% in più". Una rete colabrodo che evidenzia le maggiori dispersioni nelle regioni del Sud, dove per erogare 100 litri di acqua ne servono quasi altri 100. Per quanto riguarda l'acqua potabile, "nel 2008 si registra una perdita pari al 47%". Questa la fotografia scattata dall'Istat e contenuta nel 'Censimento delle risorse idriche a uso civile' per l'anno 2008, presentato ieri a Roma. Rispetto alla dispersione anche in Valle d'Aosta si devono prelevare 158 litri per averne erogati 100, nella provincia di Trento 109, in Sardegna 104.

Le maggiori dispersioni di rete si osservano in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri di acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in più. Mentre le dispersioni minori si registrano in Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano, con un eccesso di immissione in rete inferiore ai 30 litri per ogni 100 erogati. Tra i comuni con più di 200.000 abitanti, Bari ha la maggiore dispersione di acqua, pari a 106 litri in più immessi per 100 litri erogati, seguono Palermo con 88 litri, Trieste con 76. Dispersioni superiori al 50% per Catania, Roma, Napoli, Torino e Padova.

Mentre al di sotto del 35% sono quelle a Venezia, Milano, Firenze e Bologna. Una situazione che nel 2005 necessitava del 67% di prelievo in più e del 68% nel 1999, e che secondo il presidente dell'Istituto di statistica, Enrico Giovannini, "preoccupa" anche se "c'é lo spazio per migliorare l'efficienza" della rete. A questo proposito, dice, "molto dipende dagli investimenti dei comuni". Le dispersioni in Italia, spiega l'Istat, sono dovute sia per garantire afflusso alle condutture di acqua concesse alle imprese industriali, sia a prelievi non autorizzati, ma anche a perdite e mancata regolazione.

Inoltre, il consumo medio italiano di acqua si attesta sui 250 litri al giorno pro-capite. Ci sono differenze rilevanti da regione a regione: per l'acqua immessa si va dai 497 litri al giorno della Valle d'Aosta ai 277 dell'Umbria; per l'acqua erogata il maggior quantitativo è della provincia di Trento con 348 litri, il minimo della Puglia con 174 litri. Nel 2008, riferisce l'Istat, il prelievo di acqua a uso potabile ammonta, a livello nazionale, a 9,1 miliardi di metri cubi (più 1,7% rispetto al 2005 e più 2,6% rispetto al 2006); aumenti significativi si registrano nelle regioni del nord-est e del centro, mentre altrove si osservano riduzioni dovute alla carenza di precipitazioni. Nel 2008 il 32,2% dell'acqua prelevata è stata sottoposta a trattamenti di potabilizzazione, la quota varia in base alle caratteristiche idrogeologiche del territorio. Le regioni con la maggior quota di potabilizzazione di acqua sono la Sardegna con l'89,2%, la Basilicata con l'80,5%, la Liguria con il 55,6% e l'Emilia-Romagna con il 53,7%. I livelli più bassi si osservano nel Lazio con il 2,9%, in Molise con l'8,9% e in Campania con il 9,1%.

fonte: lanuovaecologia.it

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