mercoledì 21 novembre 2007

L'Onu: l'effetto serra si può battere

"IL momento dei dubbi è finito, ora è arrivato il tempo dell'azione". Con questo giudizio di Rajendra Pachauri, presidente dell'Ipcc (Integovernamental Panel on Climate Change) il vertice Onu di Valencia si è chiuso e si è aperto il cammino verso la conferenza di Bali che, a dicembre, dovrà trasformare in decisioni politiche il verdetto degli scienziati vincitori del Nobel per la pace.

Dopo una maratona negoziale di 24 ore, la sintesi che tiene assieme le 4 mila pagine del quarto rapporto Ipcc è stata approvata all'unanimità. Anche i delegati del fronte che finora si è opposto a impegni forti contro il riscaldamento globale (dagli Stati Uniti ai grandi produttori di petrolio) hanno sottoscritto un quadro della situazione molto netto. "Il surriscaldamento del clima è inequivocabile, ed è reso evidente dall'aumento della temperatura media globale dell'aria e degli oceani, dal diffuso scioglimento dei ghiacciai e della neve e dall'aumento globale del livello del mare", si legge nel rapporto.

Le 23 pagine della sintesi contengono un'impressionante carrellata di dati, ma bastano pochi elementi per misurare l'importanza della posta in gioco. Dei dodici anni più caldi nella storia della meteorologia undici sono concentrati nel periodo 1995-2006. L'aumento è stato così forte che "dal 1961 si registra l'innalzamento delle temperature oceaniche, alla profondità di 3 chilometri". E gli animali e le piante hanno già cominciato a reagire migrando e spostandosi di altitudine.

Il giudizio dell'Ipcc è netto anche sulle cause dello sconvolgimento dell'atmosfera: il riscaldamento, con una probabilità che oscilla tra il 90 e il 95 per cento, è da attribuire ai gas serra prodotti bruciando combustibili fossili e deforestando. L'emissione di questi gas è cresciuta del 70 per cento tra il 1970 e il 2004 e la pressione continuerà ad aumentare almeno per i prossimi 10 anni.

A partire dal 2020, però, niente è più prevedibile con ragionevole certezza. Negli scenari dell'Ipcc sono scritti futuri molto diversi. Uno corrisponde all'assenza di ogni correttivo. In questo caso la sesta estinzione di massa nella storia del pianeta appare inevitabile: con le temperature in crescita fino a 6 gradi entro la fine del secolo, 7 specie su 10 potrebbero scomparire.

Ma il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, chiamando i leader del mondo a un'alleanza globale per un'economia verde, ha sottolineato che un altro scenario è possibile. Con una riduzione della crescita del Pil del solo 0,12% si può contenere l'ondata di caldo entro un aumento poco superiore ai 2 gradi rispetto a oggi. Le opzioni tecnologiche ci sono "a condizione che siano disponibili adeguati incentivi".

Per il Wwf il quarto rapporto Ipcc "è il messaggio più forte che poteva arrivare ai governi di tutto il mondo: ora tocca a loro". Il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha proposto una svolta in cinque settori: fonti energetiche pulite, trasporti, edilizia, sistema agro-forestale, educazione ambientale. Sono i temi su cui si dovrà misurare la conferenza Onu di Bali, chiamata a decidere la strategia per la riduzione dei gas serra.

fonte: repubblica.it

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