martedì 13 novembre 2007

Navi affondate: tre i morti

I soccorritori presumono si tratti di tre membri dell'equipaggio della nave cargo Nakhichevan, che trasportava zolfo. L'imbarcazione è tra le cinque affondate ieri a causa di una forte tempesta/
La scia dei disastri
I corpi di tre persone con addosso il salvagente, presumibilmente marinai, sono stati recuperati sulla costa vicino all'isolotto di Tuzla, nel mare d'Azov, Russia meridionale. Lo ha riferito il centro regionale del ministero russo per le emergenze, citato dalle agenzie. I soccorritori presumono si tratti di tre membri dell'equipaggio della nave cargo Nakhichevan, che trasportava un carico di zolfo. L’imbarcazione è tra le cinque affondate ieri nel mare d'Azov e nel mar Nero a causa di una forte tempesta. Continuano intanto le ricerche per trarre in salvo altri cinque dispersi.

Finora sono stati salvati 35 membri dei vari equipaggi. Delle cinque navi affondate una, la petroliera Volganeft-139, costruita nel 1978 e battente bandiera russa, si è spezzata in due al largo del porto di Kavkaz disperdendo in mare oltre mille tonnellate di petrolio greggio. Altre quattro navi cargo trasportavano zolfo, mentre una materiali ferrosi. Le autorità russe hanno parlato ieri di «un disastro ambientale di proporzioni serie» e stanno intervenendo per limitare i danni insieme a quelle ucraine.

La tempesta di inusitata violenza che si é abbattuta ieri sulla regione del Mar Nero, con venti a oltre 100 chilometri orari e onde alte cinque metri, ha spezzato la petroliera in due tronconi e fatto colare a picco i quattro mercantili in una catena di incidenti che ha fatto gridare alla catastrofe ecologica.

Nella zona colpita dello stretto di Kerch, che collega il Mare di Azov e il Mar Nero, in rapida successione sono finite in acqua tra le 1.300 e le 2 mila tonnellate di gasolio fuoriuscite dalla petroliera russa 'Volganeft-139' e migliaia di tonnellate di zolfo trasportate dai mercantili russi Nakhitchev, Volnogorsk e Kovel, questi ultimi spinti l'uno contro l'altro dalla furia della bufera.

La portata dei danni provocati all'ambiente da gasolio e zolfo, un mix potenzialmente devastante, non è ancora chiara ma a parlare di “catastrofe” sono già in molti. Ha usato questo termine anche Oleg Mitvol, il vice-direttore dell'agenzia russa per l'ambiente, Rosprirodnazdor. «Ora potrebbero volerci anni per bonificare l'area – ha spiegato alla tv Vesti-24 – il gasolio è pesante e tende a depositarsi sui fondali».

Commenti preoccupati sono venuti anche dall'Italia, dove il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha proposto «una task force europea anti-inquinamento e di controllo» in coordinamento con i paesi non europei e ha assicurato «la disponibilità dell'Italia» per i soccorsi. Il maltempo, secondo gli esperti, durerà per altri tre giorni almeno e il bilancio potrebbe non fermarsi a quello pur pesante fatto registrare ieri.

Secondo la capitaneria di porto di Kavkaz, ci sarebbero altre navi in difficoltà. Un'altra petroliera, la “Volganeft-123”, ieri è stata investita da un'ondata talmente poderosa da subire uno squarcio nella chiglia. Un funzionario russo ha assicurato tuttavia che le cisterne non sono danneggiate e che non vi sono fuoriuscite.

«Il problema ambientale è serio e non solo per gli idrocarburi», ha commentato Silvio Greco, direttore scientifico dell'Istituto per la ricerca applicata al mare del ministero dell'Ambiente (Icram). Lo zolfo trasportato dai mercantili affondati «potrebbe alterare la composizione chimica dell'acqua e diventare velenoso per le specie marine», ha detto. L'ecosistema dell'area è chiuso e complesso e per il Mar Nero, ha osservato, «non è stata sicuramente una bella giornata».

fonte: lanuovaecologia.it

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