mercoledì 21 novembre 2007

Sigilli a discarica Lo Uttaro

Le concentrazioni di idrocarburi e di carbonio organico disciolto rendono i rifiuti pericolosi e inadatti al conferimento nella discarica casertana. Indagate 12 persone per traffico illecito, falso ideologico e disastro ambientale/I fronti dell'emergenza
I militari del comando Carabinieri per la tutela ambiente e del comando provinciale di Caserta hanno proceduto al sequestro della discarica di Lo Uttaro, nell’omonima località del Comune di Caserta, dove vengono ancora conferiti i rifiuti solidi urbani provenienti dall’ex impianto Cdr di Santa Maria Capua Vetere (Ce). Nel contesto della stessa indagine, 12 persone tra amministratori, funzionari pubblici e imprenditori sono stati indagati per reati che vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, dal falso ideologico alla frode in pubbliche forniture fino al disastro ambientale.

Il provvedimento, eseguito dai Carabinieri del Noe ed emesso dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Raffaele Piccirillo su richiesta del sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello, si inquadra in una più generale attività di controllo sulla gestione dei rifiuti nella provincia di Caserta. Nelle motivazioni del sequestro sono evidenziati diversi comportamenti illeciti. In particolare i rifiuti conferiti nella discarica di Lo Uttaro – provenienti tutti dall’ex impianto Cdr di Santa Maria Capua Vetere – presenterebbero concentrazioni di idrocarburi e di carbonio organico disciolto tali da dover essere classificati come «rifiuti speciali pericolosi per la classe di maggiore pericolosità H14».

Rifiuti del genere possono finire solo in discariche ad hoc dopo uno speciale trattamento. La discarica di Lo Uttaro invece era destinata ad accogliere esclusivamente rifiuti urbani non pericolosi e quindi non avrebbe mai potuto accettare tale tipologia di rifiuti. Il primo effetto è stato l’inquinamento di parte della falda sottostante. I risultati delle analisi effettuate dagli uomini del Noe sulle cosiddette acque di falda nei pozzi di ispezione, hanno mostrato significativi indici di contaminazione da fluoruri, ferro, manganese e altri composti cancerogeni a fronte della quale non sono stati interrotti i conferimenti di rifiuti.

L’area, già utilizzata come discarica fino al 1993, non era idonea a ricevere ulteriori rifiuti in assenza di adeguate strutture di impermeabilizzazione del fondo e di altre opere di contenimento. In particolare, la profondità dell’invaso aveva raggiunto i 30 metri (contro i 15 previsti nell’autorizzazione regionale) in una zona nella quale la falda acquifera scorre a 27-28 metri rispetto al piano di campagna. Le successive opere di adeguamento sono state realizzate in fretta, in modo approssimativo e comunque non idoneo a garantire la risoluzione dei problemi creatisi nel corso degli anni.

Ad oggi, secondo quanto verificato dai Carabinieri del Noe, il volume dei rifiuti trattati nell’impianto ha superato le 200.000 tonnellate. Da qui l’emissione del provvedimento di sequestro, volto innanzi tutto ad impedire il proseguimento dei conferimenti di rifiuti pericolosi a Lo Uttaro. Ora urge la messa in sicurezza del sito per evitare la diffusione delle sostanze pericolose nelle acque sotterranee. Un’attività complessa, dato che l’invaso della discarica insiste su un’area di circa 22.000 mq e ha una volumetria di 300.000 mc.

La discarica, chiusa il 7 novembre scorso con ordinanza del Sindaco di Caserta, era stata riaperta il giorno 9 dal commissario Pansa per far fronte alla situazione emergenziale dei rifiuti in Campania. Lo Uttaro, insieme alla discarica di Macchia Soprana, era l’unico sito di conferimento dei rifiuti prodotti in Campania ancora attivo.

fonte: lanuovaecologia.it

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