mercoledì 13 maggio 2009

Legambiente e Greenpeace: «Governo autoritario e centralista»

«Ci vorrebbero almeno 7 reattori nucleari da 1600 megawatt, poi servirebbero i depositi per le scorie e gli impianti per la fabbricazione del combustibile. In sintesi, l’Italia diverrebbe un unico grande cantiere per almeno 20 anni e si ritroverebbe diffuse sul territorio strutture imponenti e insicure, per realizzare le quali bisognerebbe affossare ogni altra forma di produzione energetica, come le rinnovabili, condannando il paese all’arretratezza e rinunciando a tutte le opportunità occupazionali (250mila posti di lavoro solo in Germania), tecnologiche e di sostenibilità che le rinnovabili invece garantiscono».

Così Legambiente e Greenpeace commentano l’approvazione da parte del Senato degli articoli sul nucleare del ddl sviluppo.

«La scelta del governo sul nucleare è autoritaria e centralista: le Regioni si ribellino e non rinuncino all’esercizio del potere». Le due associazioni ambientaliste invitano le Regioni italiane a non cedere sulle loro prerogative di governo e criticano severamente il ritorno all’atomo approvato dal Senato con gli articoli 14, 15, 16 e 17 del ddl Sviluppo ed energia che prevede, tra l’altro, il potere sostitutivo dello Stato sugli enti locali in caso di mancato accordo sulla localizzazione delle future centrali.

«La competenza delle amministrazioni regionali in materia d’energia è sancita dalla costituzione - insistono le due associazioni ambientaliste - Ma alla concertazione e alla trasparenza il governo preferisce l’autoritarismo e il segreto militare, con il rischio quasi certo di far piombare il Paese in un ginepraio di conflitti sul territorio: esattamente il contrario di quello che occorre all’Italia per risollevarsi dalla crisi economica e per contrastare il cambiamento climatico. Persino nella nuclearissima Francia sono previste procedure ben più trasparenti e democratiche, mentre quello che si presenta qui con l´approvazione del testo di legge è quasi un "golpe nucleare" con l´idea di militarizzare il territorio per imporre un sistema energetico che - secondo Eurispes - la maggioranza degli italiani non vuole».

«L’Italia non può permettersi di tornare indietro - proseguono Greenpeace e Legambiente -, deve guardare al futuro del sistema energetico distribuito, fondato sull´efficienza nella produzione e negli usi finali e sullo sviluppo delle rinnovabili. Questo voto sul nucleare è totalmente privo di lungimiranza, anche perché non risolleverà le sorti dell´economia nazionale in uno scenario di crisi dalle dimensioni mondiali».

Il nucleare è una tecnologia vecchia, inquinante, insicura e costosa che non risolverà nessuno dei problemi energetici del Paese. Non servirà a rispettare la scadenza europea del 2020 per ridurre le emissioni di gas serra, non abbasserà la bolletta, non ridurrà le importazioni di fonti fossili.


fonte: greenreport.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

necesidad de comprobar:)

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