Venezia inondata, il delta del Nilo scomparso, intere isole come le Baleari sommerse: in meno di 100 anni il Mediterraneo sarà il set di un 'disaster movie', con tanto di popolazione che muore di sete e invasione di meduse e alghe tropicali. E tutto, spiegano gli esperti dell'Onu, se solo il livello del mare salirà di qualche centimetro, conseguenza garantita dall'attuale passo dei cambiamenti climatici. Il Mediterraneo, ecosistema più colpito dal surriscaldamento del pianeta, non avrà un'unica voce alla conferenza di Copenaghen.
Per questo l'Onu ha riunito a Marrakech, dal 3 al 5 novembre, 21 Paesi delle due sponde, preoccupati di dire la loro quando il mondo cercherà di trovare un accordo per ridurre i gas nocivi e fermare il disastro annunciato dagli scienziati. E potrebbe essere già troppo tardi per il Mare Nostrum: «Anche se gli obiettivi di riduzione dei gas serra saranno raggiunti, l'impatto dei cambiamenti climatici si sentirà», ha detto Maria Luisa Silva, che dirige il dipartimento Mediterraneo dell'agenzia Onu per l'Ambiente, l'Unep-Map, aprendo la conferenza dove i 21 Paesi fanno il punto in vista di dicembre. I Paesi rivieraschi temono che a Copenaghen, tutti presi dal convincere Cina e India a darsi degli obiettivi ambiziosi di riduzione dei gas serra, ci si dimentichi del Mediterraneo, un ecosistema che ha già dimostrato di essere «una delle aree dove l'aumento delle temperature farà più danno», dicono gli esperti dell'Unep.
Perché oltre a essere l'ecosistema con la maggiore varietà di specie esistenti (è solo l'8% della superficie oceanica del pianeta ma ospita il 7% delle specie conosciute) è anche la meta della maggior parte dei turisti (31% del turismo internazionale, 275 milioni di turisti all'anno), nonché l'area dove vive il 60% della popolazione che secondo le Nazioni Unite non ha risorse idriche sufficienti. L'ecosistema mediterraneo, spiegano gli scienziati dell'Onu, é più importante della foresta amazzonica in quanto è in grado di trattenere enormi quantità di CO2: «È anche per questo che va protetto, e chiediamo a Copenaghen di tenerne conto», ha detto Ibrahim Thiaw, direttore generale dell'Unep.
Il primo segnale del clima che cambia nel Mediterraneo è l'aumento delle temperature. Le previsioni dell'ultimo rapporto Onu presentato oggi a Marrakech dicono che tra il 2070 e il 2099 le temperature saliranno tra i 2,5 e i 5,1 gradi. A risentirne sarà soprattutto la costa adriatica, dove il livello del mare salirà «con grandi rischi di sommersioni ed erosioni delle coste», si legge nel rapporto. Il livello di allerta ci sarà per «le zone lagunari come Venezia e i delta come quello del Po e del Nilo».
E poi, le estati saranno sempre più afose, in zone come la Sicilia per esempio, oltre che in Egitto, Libano, Libia e Israele. Per quanto riguarda l'Italia, il rapporto mette in guardia il meridione dai cambiamenti nell'agricoltura e dall'aumento degli incendi, mentre per le Alpi il rischio è che il ghiaccio si sciolga. Ma anche il Tirreno è in pericolo: "a breve termine", la costiera amalfitana rischia l'erosione, quella ligure assieme all'isola d'Elba e alla Sardegna rischia di vedere scomparire molte specie: già oggi, non si ha più traccia dell'1% delle specie presenti fino a qualche anno fa.fonte: lanuovaecologia.it
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