venerdì 20 novembre 2009

Le donne più attente all’ambiente, ma più vulnerabili al riscaldamento globale

La carbon footprint, ovvero la quantità di gas serra ( diossido di carbonio) prodotta dalle donne è inferiore a quella degli uomini, lo rivela lo State of World Population dell'Onu. Ma sono proprio loro ad essere maggiormente esposte agli effetti del riscaldamento globale. Le donne guidano e viaggiano meno e producono una minor quantità di emissioni di gas serra rispetto gli uomini. Le donne nei paesi industrializzati hanno una maggior predisposizione alla sostenibilità ambientale, al riciclo ed alle energie rinnovabili e all'acquisto di alimenti biologici.
Secondo uno studio Usa ( citato dalla ricerca dell'Onu) le caratteristiche ecofriendly di un prodotto hanno un presa maggiore, nelle donne. Il gentil sesso, inoltre, rivela una maggior diffidenza degli uomini nel porre fiducia a governi e compagnie, quando propongono soluzioni per risolvere problemi legati all'ambiente e dimostrano una predisposizione spiccata ad affrontarli personalmente. Un'attitudine che si svela maggiormente soprattutto nelle fasce sociali più ricche. Uno studio australiano ha scoperto come a Sydney fosse più semplice coinvolgere donne in iniziative a sfondo sociale e cooperativo. Gli uomini sembrano maggiormente portati a risolvere problemi di natura pratica e finanziaria piuttosto che partecipare alla soluzione di problemi ecologici.
Le abitudini alimentari sono alla base del carbon footprint differente. "Le donne generalmente mangiano porzioni di cibo più piccole - si legge nella ricerca - rispetto la propria corporatura, e in certi paesi seguono un'alimentazione più ricca di verdure e meno di carne". A differenza degli uomini: in Danimarca, per esempio, ogni giorno un soggetto maschile mangia 139 grammi di carne contro gli 81 delle donne.
Ma sono gli effetti che la crisi climatica produce ad avere un impatto maggiore sulla mancanza di equità tra uomini e donne. In particolare nei paesi più poveri, sono più vulnerabili. "In parte perché in molte zone rappresentano la forza lavoro maggiormente impiegata nell'agricoltura e poiché non possono avere accesso alle stesse opportunità di sviluppo economico" e sociale degli uomini.
Una vulnerabilità che diventa drammatica in caso di disastri naturali, per colpa della loro limitata mobilità dovuta alla gestione domestica a cui sono tenute a badare. Sono poi le donne, si legge nella ricerca, a dover provvedere a mettere in sicurezza le risorse alimentari e di sostegno familiare in caso di siccità o, al contrario, di tifoni e monsoni. Sono sempre poi le bambine, a quelle latitudini, ad aiutare le madri a gestire queste emergenze.
"L'emarginazione discriminazione di genere ostacolano salute, equità e benessere generale e sono tutti fattori che compromettono la capacità di fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici ".

fonte: greenplanet.net

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