Lo ribadisce anche uno studio condotto dal professor Simon Lewis della Leeds University (UK) e sostenuta da altri cento esperti che hanno preso atto dell’importanza del ruolo del Gran Bosque de los Simios (il Gran Bosco delle Scimmie) che ogni anno assorbe una grande quantità di diossido di carbonio generato dall’attività umana ed immesso in atmosfera.
La ricerca di Lewis, che ha esaminato 79 siti diversi in 10 stati del Continente africano, ha osservato un aumento insolito nel tronco degli alberi nella stessa misura in cui è aumentato il tasso di assorbimento del carbonio; è stato infatti osservato che la foresta africana assorbe 0,6 tonnellate di CO2 per ettaro.
In particolare, gli scienziati hanno scoperto che la foresta in questione assorbe più di un miliardo di tonnellate di CO2 l’anno, e anche se meno estesa rispetto a quella del Rio delle Amazzoni, incamera una maggiore quantità di gas climalteranti.
I calcoli dei ricercatori provenienti da diversi parti del globo hanno dimostrato che gli alberi tropicali delle foreste vergini assorbono il 20% del totale del carbonio presente in atmosfera.
La scoperta dell’importante aiuto che proviene dalla natura, come valutato dal dottor Lewis, dovrebbe indurre la comunità internazionale ad agire con maggiore responsabilità, per salvare la foresta primaria ancora presente tutelandola.
Secondo lo scienziato è importante riuscire a diffondere la consapevolezza del ruolo delle foreste quali elementi fondamentali del processo necessario per arginare i cambiamenti climatici.
A tal proposito, il dottor Lewis ha osservato che non possiamo affidarci solo a questo metodo: anche se si dovessero mantenere intatte tutte le foreste tropicali esistenti c’è comunque la necessità di trovare un metodo di compensazione alternativo, come la riduzione a monte delle emissioni di gas serra.
Il Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico ha informato che ogni anno vengono rilasciati 32 miliardi di tonnellate di CO2, di cui circa la metà rimane in atmosfera.
Quasi tutti sono d’accordo che dell’altro 50% la metà si dissolve in mare e l’altro va a completare il ciclo vitale degli alberi e dei terreni. Da un punto di vista geografico la foresta pluviale africana (635 milioni di ettari) si trova nella zona centrale del continente africano e, caratterizzata da un’alta piovosità annuale, ospita un gran numero di specie animali e vegetali . Purtroppo, circa l’85% del patrimonio vegetale primario è stato distrutto e l’industria del legname sta minacciando il resto.
La Conferenza di Copenaghen, che si svolgerà dal 7 al 18 dicembre, sarà l’occasione per la presentazione delle recenti scoperte che mettono l’uomo al centro del processo per la protezione della vita delle foreste tropicali del mondo.
fonte: rinnovabili.it
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