venerdì 27 novembre 2009

Rinnovabili: FieraMilano Rho dà spazio alle eco-energie

Convegni ed eventi hanno caratterizzato Greenergy Expo e EnerSolar+, le fiere sulle energie da fonti rinnovabili in corso a FieraMilano Rho fino a sabato 28 novembre e durante le quali si sta trattando con particolare attenzione il fotovoltaico, micro e mini-idroelettrico, geotermia e biomasse.
Durante il convegno “Energia geotermica: fonte rinnovabile dalle enormi potenzialità” un quadro dettagliato ed interessante è stato fornito dal presidente dell’Ugi (Unione Geotermica Italiana) che ha sottolineato con soddisfazione lo sviluppo delle tecniche per lo sfruttamento del calore del sottosuolo fornendo dati particolareggiati sull’andamento italiano del settore: dal 1913 ad oggi è stata raggiunta la quota 5,5 miliardi di chilowattora, prodotti grazie al lavoro di 27 centrali concentrate in Toscana, nella zona tra Larderello e il Monte Amiata. “Se ipotizziamo uno scenario probabile improntato sullo sviluppo di nuove tecnologie, su un quadro economico spinto dalla necessità di ridurre i consumi e di tutelare l’ambiente e sulla crescita del costo dell’energia da fonti tradizionali, possiamo immaginare – ha sottolineato il presidente – una crescita della produzione fino a 10 miliardi di chilowattora entro il 2020”, aggiungendo che un’ulteriore sviluppo potrebbe arrivare dalla diffusione di sistemi geotermici a bassa temperatura, che attraverso sistemi a pompa di calore possono riscaldare le abitazioni in inverno e rinfrescarle in estate.
Il settore del biogas, incentrato sulla produzione derivata dallo sfruttamento dei liquami e delle deiezioni animali ma anche dai rifiuti è stato affrontato in un ulteriore convegno “Biogas, formidabile opportunità per l’agricoltura, l’energia e l’ambiente” al quale ha preso parte Walter Righini, presidente di Fiper (Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili) sottolineando che nella sola Lombardia esistono 50 impianti funzionanti per la produzione di biogas “Si tratta di impianti – sottolinea Righini – con taglia fino a un MW di potenza, dal costo ognuno di circa 3-4 milioni di euro, che possono diventare un vero e proprio investimento se si pensa che per i chilowattora prodotti è riconosciuto un corrispettivo di 28 centesimi di euro. Ma il vero problema nella diffusione di questi impianti è l’incertezza normativa, per cui qui in Italia facciamo ogni volta due passi avanti e uno indietro”.
E nel corso di Enersolar + non si poteva che parlare di fotovoltaico che in Italia ha da poco superato il traguardo di 700 MW installati su tutto il territorio, ma lo si è fatto dando spazio anche ad un aspetto spinoso; durante il convegno “La connessione degli impianti alla rete” si è affrontato infatti il problema dei ritardi negli allacciamenti, causa di seri danni economici ai privati e alle aziende che decidono di installare impianti per produrre elettricità sfruttando il sole. Attualmente la connessione alla rete è regolamentata da una normativa che, in caso di inadempienza, prevede una pena pecuniaria per ogni giorno di ritardo: “Si tratta di una presa in giro – ha detto Gianni Chianetta, presidente di Assosolare e chairman del convegno – perché la penale andrebbe calcolata in proporzione ai danni subiti dagli utenti per la mancata produzione e non sulla base di una tariffa irrisoria. Solo con questo criterio di proporzionalità rispetto al danno arrecato si può ipotizzare che il sistema delle connessioni alla rete venga ripensato in maniera più congrua. Anche di questo tema – ha aggiunto Chianetta – stiamo dibattendo in questi giorni con il Governo, oltre che sulla revisione delle tariffe incentivanti e sulle linee guida per l’installazione dei sistemi fotovoltaici.
L’idroelettrico, settore in notevole sviluppo, è stata una delle prime fonti rinnovabili ad essere sfruttate in Italia e al quale è stato dedicato un convegno all’interno della manifestazione in svolgimento: “Mini & Micro, il futuro verde dell’idroelettrico”, durante il quale è intervenuto in mattinata Francesco Tornatore, dell’Autorità di bacino del Po che ha voluto illustrare il successo ottenuto grazie alle numerose istallazioni presenti nel bacino del fiume: 890 impianti con una taglia media di oltre 500 kW
“Per piccole centrali di questo tipo – ha detto Tornatore – c’è ancora margine di sviluppo soprattutto lungo Po, Oglio, Adda, Ticino e Dora Baltea, i corsi d’acqua principali. Mentre il microidroelettrico può trovare spazio su corsi minori, soprattutto dove esistano già opere di captazione o traverse esistente, in modo da sfruttare i salti d’acqua che garantiscono la produzione di energia senza modificare ulteriormente l’ambiente? L’idroelettrico – ha ricordato Tornatore – è una buona opportunità, ma deve garantire il cosiddetto Deflusso Minimo Vitale, che garantisce la sopravvivenza degli ecosistemi fluviali. Lo sviluppo di nuovi impianti deve quindi tenere conto di questi parametri vitali minimi”

fonte: rinnovabili.it

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