AUMENTO - Lo studio dimostra che negli ultimi 50 anni la media delle emissioni di CO2 rimasta nell'atmosfera ogni anno è stata pari al 43%, mentre il resto è stato assorbito dal terreno e dagli oceani. In particolare, dal 1959 al 2008 la frazione rimasta nell'atmosfera è aumentata dal 40% al 45%: segno, rilevano gli autori dello studio, di una perdita di efficienza delle riserve naturali. «È la prima evidenza di come le riserve naturali stiano rispondendo ai cambiamenti climatici», dice la coordinatrice della ricerca Corinne Le Quere, dell'università britannica di East Anglia e del British Antarctic Survey.
LA CRISI NON FERMA LE EMISSIONI - Le emissioni di combustibili fossili sono aumentate del 41% fra il 1990 e il 2008. Fra il 2000 e il 2008 l'aumento è stato del 29%, pari a circa il 3,4% all'anno rispetto all'uno per cento degli anni Novanta. Nonostante la crisi economica, nel 2008 le emissioni sono aumentate comunque del 2%. Per il 2009 si prevede un ritorno ai livelli del 2007 e poi una nuova crescita nel 2010. La principale causa è da riscontrarsi nell'utilizzo del carbone per produrre energia. Con il risultato che ora i Paesi in via di sviluppo emettono più gas serra rispetto ai Paesi industrializzati. In particolare le emissioni da parte di Cina e India si sono più che raddoppiate dal 1959.
CASSANDRA - Secondo Le Quere, se alla prossima conferenza sul clima di Copenaghen non si troverà un accordo per stabilizzare e ridurre le emissioni di gas serra, l'aumento della temperatura globale non sarà di 2-3 gradi come fin qui ipotizzato, ma arriverà anche a 5-6 gradi entro la fine dell'attuale secolo o nella prima metà del prossimo. Il fatto è che, dopo il mancato accordo tra Cina e Usa sulla riduzione delle emissioni, la conferenza di Copenaghen appare già destinata a non produrre nulla di concreto ancora prima di iniziare. E questo studio rischia di diventare l'ennesima previsione inascoltata di Cassandra.
fonte: corriere.it
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