sabato 14 novembre 2009

Finanziaria ok, ma senza la banca del sud

L’Aula del Senato ha approvato la manovra di bilancio per il 2010 che passa adesso alla Camera per la seconda lettura. L'assemblea ha approvato la manovra introducendo solo le modifiche contenute nel maxi-emendamento presentato dal relatore Maurizio Saia. I senatori dopo aver approvato il ddl Finanziaria con 149 sì, 122 no e 3 astenuti, hanno dato anche il via libera alla Nota di variazione e al ddl Bilancio (148 voti a favore, 112 contrari e nessun astenuto). Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si è detto sodisfatto dello «straordinario e responsabile lavoro fatto in questi giorni» tuttavia ha spiegato in una nota che «alla Camera, in seconda lettura, non mancheranno occasioni per ulteriori comuni approfondimenti e riflessioni».

RICERCATORI SENZA FONDI - Il rush finale per la manovra al Senato ha visto la cancellazione della banca del sud e dei fondi previsti per l'assunzione di giovani ricercatori. Due temi, questi, destinati a tenere vivo il dibattito politico. Lo stanziamento per i ricercatori era stato previsto in un emendamento, inizialmente presentato da Guido Possa del Pdl e poi ritirato. Era allora stato fatto proprio dal Pd. La proposta di modifica prevedeva la spesa di 80 milioni di euro per assumere 4.200 ricercatori ma è stato bocciato e accolto dal governo solo come ordine del giorno. Ora la finanziaria è stata approvata dal Senato e i fondi non ci sono. L'Osservatorio della Ricerca, un gruppo trasversale di scienziati e ricercatori italiani, è sul piede di guerra e chiede spiegazioni al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Per Ignazio Marino, senatore del Pd, «un Paese che non investe nei giovani scienziati è un Paese che svende il proprio futuro. È uno scandalo che non deve passare sotto silenzio. Dopo tante dichiarazioni di questo governo sull'importanza della ricerca nel nostro Paese, i fatti dimostrano una totale mancanza di una visione strategica per l'innovazione e lo sviluppo». L'ex candidato alla segreteria dei democratici fa anche una proporzione con quanto avvene oltre confine: «Per la prima volta - sottolinea- i fondi per la ricerca, innovazione e sviluppo scendono in Italia sotto l'1 per cento del Pil mentre in Paesi come la Francia e la Germania superano ampliamente il 2 per cento».

LO STOP ALLA BANCA DEL SUD - La banca del Sud, invece, è saltata in quanto la misura è stata giudicata inammissibile dal presidente Renato Schifani, che ha respinto anche le norme sui tartufi, mentre ha "salvato" il comma sulla possibilità di vendere gli immobili confiscati alla mafia. L’accelerazione sulla Banca del Sud, voluta dal ministro Tremonti, è stata bloccata dal numero uno di Palazzo Madama «per estraneità di materia». La questione pregiudiziale era stata sollevata in commissione Bilancio, prima, e in Aula, poi, dal senatore del Pd, Enrico Morando, che aveva chiesto formalmente a Schifani di dichiarare l'inammissibilità. Richiesta accolta dal presidente del Senato in quanto sia il regolamento che la prassi parlamentare di Palazzo Madama prevedono l'inammissibilità in Aula di emendamenti non affrontati in Commissione. Schifani ha precisato che «da uomo del Sud» ha deciso «a malincuore», ma ha anche sottolineato di non essere «mai stato fiscalissimo nell'attribuzione della concessione dei tempi»: «Sarei stato pronto a dare alla Commissione ulteriore tempo per discutere questo emendamento, che formalmente è inammissibile, se ci fosse stata la volontà di tutte le parti in deroga a dichiaralo ammissibile soltanto dietro una condivisione». Che però non c'è stata.

NIENTE TAGLIO ALL'IRAP - L'Aula del Senato ha anche bocciato gli emendamenti alla Finanziaria presentati dal presidente della Commisione Finanze, Mario Baldassarri, che prevedevano il mini-taglio dell'Irap, l'introduzione della cedolare secca sugli affitti e l'avvio del quoziente familiare. I gruppi di opposizione avevano votato a favore degli emendamenti, che sono stati respinti per via delle numerose astensioni da parte di esponenti della maggioranza.

I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA - Tra le misure introdotte c'è lo stanziamento di fondi per la sicurezza (100 milioni), che saranno coperti, in parte, dalla vendita di immobili confiscati alla mafia. Un comma dell'emendamento prevede infatti la possibilità di vendere i beni che non sono utilizzabili a fini sociali e destinare le entrate per il 50% al ministero dell'Interno e per il 50% al ministero della Giustizia «per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali».

LE ALTRE MISURE - È poi previsto lo stanziamento di 15 milioni di euro l'anno (per il 2010-2011) e 20 milioni di euro (per il 2012) per le regioni del sud che incentivano i progetti coordinati dal consiglio nazionale delle ricerche in materia di tecnologie avanzate per l'efficienza energetica, tutela dell'ambientale, metodologie innovative per il made in Italy agroalimentare, produzione di farmaci biotecnologici. Anche quest'anno arrivano in Finanziaria alcune 'micro-misurè. Vengono stanziati quattro milioni di euro per la diffusione di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, che diventano 2 milioni per i successivi due anni. Arriva inoltre il divieto di utilizzare i marchi delle forze armate sanzionato con multe comprese tra 1.000 e 5.000 euro per chi non rispetta la norma. Per le regioni che sono state colpite dal maltempo, il 6 giugno di quest'anno, arrivano 10 milioni di euro. Per i prodotti a lunga stagionatura viene autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per «il riconoscimento dei contributi alla produzione». Vengono salvati i contributi alle testate giornalistiche che hanno cambiato denominazione sociale, come il Secondo l'Italia che dopo la fusione di An e Forza Italia nel Pdl non è più organo di partito. Per il settore agricolo è prevista una proroga delle agevolazioni contributive, che vale 154,5 milioni. Ma dall'altra parte vengono tagliate le agevolazioni sulle accise sul biodiesel, prevedendo un gettito di 88,7 milioni.

MAGGIORANZA DIVISA - Il braccio di ferro sulla Finanziaria era cominciato già durante l’esame in commissione Bilancio del Senato. Il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, Mario Baldasarri deposita, insieme ad alcuni colleghi del Pdl, un pacchetto di emendamenti che contiene un mix di tagli alle tasse e riduzioni di spesa. Il giorno dopo il premier, Silvio Berlusconi, davanti alla platea della Cna, aveva annunciato un taglio graduale dell’Irap sino alla sua soppressione. Alla fine, alla prova del voto nell’Aula del Senato, le proposte più significative del pacchetto Baldassarri (Irap, quoziente familiare e cedolare affitti) vengono bocciate, ma il «no» è sul filo di lana. Sugli affitti i voti favorevoli sono 128 (le opposizioni più Baldassarri), i contrari 117 e le astensioni, che a Palazzo Madama valgono come ’no’, sono ben 29 e arrivano dal Pdl, con i finiani in testa. Sull’Irap, votazione quasi fotocopia: 128 sì, 120 i no e 26 gli astenuti tutti del Pdl. Stesso discorso per l’Irpef: 126 voti favorevoli, 126 contrari e 22 astenuti

fonte: corriere.it

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