venerdì 20 novembre 2009

La faccia nascosta del reame nucleare e felice: la Francia importa energia dall'estero

La Francia, dove l'energia sarebbe a basso costo, tanta e esportata (soprattutto in Italia) non sembra proprio quel reame delle fiaba nucleare che ci raccontano i nostri politici di governo e diversi giornali: da qualche inverno deve importare grandi quantità di energia elettrica perché la rigida produzione atomica le fa rischiare la penuria energetica.

Se si leggono i dati si scopre un'altra cosa: per la prima volta dal 1982, ad ottobre la Francia è diventata importatrice netta di elettricità, e Réseau "Sortir du nucléaire" ne prende spunto per chiedere all''opinione pubblica di «prendere atto del fallimento dell'opzione nucleare francese, che oltre ai gravi problemi dio scorie radioattive o di vulnerabilità dei reattori nucleari come l'Epr, sta producendo una vera scarsità di corrente in Francia».

Se quest'inverno le temperature saranno basse, probabilmente la Francia dovrà subire inevitabili interruzioni di corrente elettrica e la situazione dovrebbe aggravarsi inesorabilmente per la concomitanza di tre fenomeni le cui conseguenze si accumulano:

1) L'invecchiamento e l'usura prematura dei reattori nucleari francesi che ormai stanno raggiungendo i 30 anni di vita, cioè la durata prevista originariamente per il loro funzionamento. Edf ha l'intenzione di allungare la loro vita, ma incidenti e panne sono sempre più frequenti. In più i reattori francesi sono più utilizzati di quelli della stessa età presenti in altri Paesi proprio perché la Francia si è affidata quasi esclusivamente al nucleare (80%) per produrre elettricità, seguendo anche le variazioni dei consumi durante la giornata e i periodi dell'anno, questo sta provocando la loro usura.

2) L'aumento continuo del numero dei riscaldamenti elettrici, sollecitato proprio per tenere in piedi il nucleare, avviene proprio mentre le centrali nucleari sono costrette a fermarsi sempre più frequentemente. Ma questo non fa cessare la follia dell'elettricità usata per riscaldarsi voluta dallo Stato e dall'Edf: attualmente l'80% degli edifici è dotato di riscaldamento ad elettricità, così, ogni inverno, la richiesta di energia oltrepassa le capacità produttive francesi.

«A che pro avere 58 reattori nucleari se é per dover importare massicciamente elettricità? - si chiede "Sortir du nucléaire" - Notiamo anche, se fosse necessario, che la costruzione di reattori nucleari supplementari non risponde per nulla al problema: utilizzare dei reattori solamente l'inverno e lasciarli fermi il resto dell'anno rovinerà Edf in poco tempo».

3) Anche la manutenzione delle centrali sta diventando problematica: tradizionalmente è in estate che Edf programma le operazioni di manutenzione nelle centrali nucleari, quando il consumo di elettricità dovrebbe essere più moderato. Ma è arrivata una complicazione non da poco: il global warming. Le ondate prolungate di calore che hanno colpito la Francia nel 2003 e nel 2006 hanno fatto saltare questo meccanismo: non solo i consumi elettrici estivi sono saliti alle stelle a causa dell'uso dei condizionatori, ma anche alcuni impianti nucleari hanno dovuto funzionare na basso regime o addirittura essere fermati per la difficoltà o l'impossibilità di raffreddare correttamente i reattori disponibili. Ormai il mitico nucleare francese funziona correttamente solo in primavera e in autunno e questo comporta una forte vulnerabilità del sistema:«Se degli avvenimenti imprevisti (incidenti, scioperi, ecc.) vengono a perturbare le previsioni e ad ostacolare le operazioni di manutenzione, Edf si ritrova rapidamente con troppi reattori fermi in inverno o in estate», spiagano quelli di "Sortir du nucléaire".

La scelta fatta dalla Francia, centrali nucleari + riscaldamento elettrico", si sta traducendo in un'importazione di elettricità sempre più forte, nella produzione di scorie radioattive che vengono distribuite in Paesi "amici" e poco attenti all'ambiente e in forti emissioni di CO2, con una dipendenza energetica che non è mai stata così elevata.

Da 5 anni è la Germania, che ha bloccato il nucleare e che ha sviluppato massicciamente solare ed eolico, che esporta energia verso la Francia, eppure, come succede per l'Italia, si sente spesso dire: «La Germania esce dal nucleare... ma compra energia nucleare in Francia».

La verità è un'altra: nel 204 la Germania ha esportato in Francia 8,7 TWh en 2004; 9,7 TWh nel 2005; 5,6 TWh nel 2006; 8,2 TWh nel 2007, 12,6 TWh nel 2008, quanto la produzione annua di due reattori nucleari. Nel 2009 le importazioni nette di energia elettrica dalla Germania hanno già battuto i record precedenti.

In cambio di questo fallimento ben nascosto, la Francia produce scorie radioattive ed emette molta CO2, visto che compra soprattutto energia prodotta con il carbone tedesco e ce sarebbe più giusto attribuire ai francesi le emissioni di CO2 che dall'estero alimentano i loro impianti di riscaldamento elettrico e i loro condizionatori. OPer quanto riguarda la produzione di scorie e CO2 gli stessi documenti di due istituzioni pubbliche, il Réseau de transport de l'électricité e l'Ademe riconoscono un grave fallimento.

Nel 2008 in Francia sono entrati 2 miliardi di euro dall'esportazione di elettricità, ma sono stati spesi 61 miliardi per importare petrolio e gas, evidentemente nemmeno il nucleare spinto al massimo è in grado di impedire la dipendenza energetica. Inoltre c'è un altro problema: la Francia esporta la costosissima e finanziatissima energia nucleare quando i prezzi sono bassi e ne importa molta quando i prezzi sono alti, in particolare in inverno, il risultato è che la Francia ormai è vicinissima a spendere per l'energia importata più di quanto guadagni con l'energia esportata.

La favola del reame felice del nucleare francese rischia di finire soffocata dai debiti e dall'evoluzione energetica, il candido unicorno alato atomico che dovrebbe volare anche nei cieli del rinascimento nucleare italiano si sta rivelando sempre di più un appesantito, costoso, pericoloso pterodattilo preistorico.

fonte: greenreport.it

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