venerdì 20 novembre 2009

Navi dei veleni, Legambiente consegna un dossier a Napolitano

Un dossier puntuale e completo sulla vicenda delle navi dei veleni e i traffici illeciti di rifiuti tossici e pericolosi che nel corso degli anni hanno avvelenato gran parte del Belpaese è stato consegnato ieri da una delegazione di Legambiente ad Alberto Ruffo, Consigliere di Stato (Affari Interni e rapporti con le Autonomie) della Presidenza della Repubblica. “La grande attenzione dimostrata dalle più alte cariche dello Stato per il tema dei traffici illeciti dei rifiuti e degli affondamenti sospetti nel Mediterraneo, ci fa ben sperare rispetto alle richieste fatte al Governo dalla nostra associazione, per venire a capo in tempi ragionevolmente brevi delle vicende inquietanti sulla gestione illegale dei rifiuti che hanno caratterizzato la storia degli ultimi venti anni e continuano oggi a costituire un pericolo per la salute dei cittadini e dell’ambiente”.

All’incontro presso la Presidenza della Repubblica hanno preso parte Sebastiano Venneri, il vicepresidente nazionale di Legambiente, Antonino Morabito presidente Legambiente Calabria e Nuccio Barillà del direttivo nazionale dell’associazione, insieme al direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, che ha consegnato una nota relativa alle oltre 30mila firme raccolte dal quotidiano con la petizione 'Liberi dalle scorie', attraverso la quale i cittadini calabresi hanno espresso i loro timori per i rischi di contaminazione dovuti agli interramenti di scorie tossiche nelle fondamenta degli edifici e nella messa in opera di infrastrutture pubbliche.
“Il dottor Ruffo – ha dichiarato Sebastiano Venneri – ha espresso attenzione e interesse verso un problema che il Presidente della Repubblica sente come rilevante, mostrando particolare sensibilità nei confronti dei cittadini preoccupati per la loro salute e il futuro del loro territorio. Da qui il nostro auspicio affinché il Presidente possa tornare in Calabria, e specificatamente nella città di Crotone, simbolo di quell’Italia operosa e ricca di storia, oggi nota alle cronache soprattutto per le vicende legate agli smaltimenti illeciti dei rifiuti industriali e ai rischi per la salute dei suoi abitanti”.
Legambiente è stata udita due giorni fa, per la seconda volta, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. Nel ribadire la sua richiesta - già avanzata in occasione della prima convocazione del 20 ottobre scorso - di effettuare un’indagine conoscitiva sul numero e sulle modalità operative dei centri di stoccaggio di rifiuti speciali di tutta Italia, l’associazione ha sottolineato la necessità di predisporre un monitoraggio in alcune aree del territorio calabrese, al centro di denunce per tombamento e smaltimento illecito di rifiuti tossici o radioattivi. A tale proposito, ha indicato alcune località precise dell’Aspromonte e del Vibonese, come terreni limitrofi ai torrenti Tuccio e Menta (Rc), la discarica di Pettotondo nel Comune di Mammola (Rc), la discarica di Drapia e le località Rombiolo e Acquaro (Vv).
L’associazione ha fornito anche alcune segnalazione di pescatori relative a possibili presenze di relitti sospetti in alcuni tratti dell’alto Tirreno cosentino e consegnato alla Commissione copia dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria relativo alla motonave Rigel nel quadro della recente riapertura delle indagini. Legambiente ha inoltre ricordato all’attenzione dei parlamentari il caso della nave Eden V, spiaggiatasi a dicembre del 1988 a Marina di Lesina e mai rimossa. Sulla vicenda, l’associazione consegnerà nelle prossime ore un esposto alla Procura della Repubblica di Foggia per chiedere un approfondimento delle indagini, alla luce delle novità contenute in un recente servizio di Rai News24. “Le informazioni portate in Commissione – commenta Sebastiano Venneri, vice presidente di Legambiente – confermano gli elementi di concretezza attorno alla vicenda delle navi dei veleni e, di conseguenza, la necessità di approfondire ulteriormente le indagini, non solo sul fronte calabrese ma nelle diverse aree sospette del Paese”.

fonte: lanuovaecologia.it

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