martedì 28 ottobre 2008

Blitz con polemica sulla Lanterna

Alcuni attivisti di Greenpeace hanno scalato ieri l'edificio simbolo della città di Genova per protestare contro la centrale Enel, terza e ultima tappa del No Coal tour. Contrari i dipendeni dell'impianto: «Danneggiano il mondo del lavoro»

Torna lo scontro fra ambientalisti e operai? A giudicare dalle reazioni agli ultimi blitz di Greenpeace si direbbe che in tempi di crisi e tagli annunciati il rischio c'è. Gli ecoattivisti, che ieri hanno scalato fra l'altro la Lanterna del porto a Genova stendendo lo striscione "Enel chiudi la centrale" spiegano il loro punto di vista: «È inaccettabile - ha spiegato Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima dell'associazione - che, mentre il mondo corre verso una crisi climatica irreversibile,Blitz di Greenpeace sulla Lanterna una centrale a carbone del 1928 sia ancora funzionante. Chiediamo a Enel di accogliere le ripetute richieste della Regione Liguria e chiudere l'impianto al più presto. Aspettare al 2020 è anacronistico»

Oltre alla "scalata" della Lanterna, Greenpeace ha messo a segno altre due azioni per protestare contro l’utilizzo del carbone nelle centrali elettriche Enel. Mentre alcuni attivisti si arrampicavano sulla Lanterna altri sono entrati nell’impianto dell’Enel per pennellare sulla facciata dell’edificio la scritta “Enel clima killer”. Un terzo commando, a bordo di gommoni, ha scritto “Enel quit coal” sulla fiancata di una nave carboniera che stava scaricando carbone per la centrale.

Contro il carbone e a favore delle rinnovabili, sempre Tedesco ha dichiarato « Il potenziale eolico raggiungibile al 2020 in Liguria è pari a 280 MW e permetterà di creare oltre mille posti di lavoro legati all'energia pulita. La Regione sta prendendo giuste decisioni verso lo sviluppo delle rinnovabili, occorre proseguire con decisione in questa direzione, come vuole la normativa Ue».

Ma questa volta non è stato solo l’intervento dei Rainbow Warrior a fare notizia, i lavoratori della centrale si sono apertamente schierati contro l’azione. Ciò che evidentemente preoccupa maggiormente i lavoratori e i sindacalisti è la possibilità di vedere svanire una fonte di occupazione comunque importante per Genova. Così oltre agli striscioni contro il carbone sono comparsi quelli contro Greenpeace. «Sì al lavoro», «basta ecoballe», «quit Greeanpeace» e «andate a lavorare» recitavano.
Il capo sezione esercizio della centrale Gino Bertazzoni è il portavoce: «Rivendichiamo il diritto al lavoro per questa nostra centrale che 80 anni fa era la centrale più grande d’Europa e che tanto ha contribuito allo sviluppo della nostra città. Oggi, con tutti gli adeguamenti ambientali che sono stati fatti, opera nel pieno rispetto delle severe normative europee in materia di emissioni».
E non è la prima volta che nelle ultime settimane gli operai reagiscono alle iniziative degli ambientalisti. Già a Civitavecchia i lavoratori avevano esposto la scritta "Andate a lavorare" il 16 ottobre, quando gli attivisti di Greenpeace avevano calato due striscioni sulla centrale elettrica appena riconvertita a carbone.
Ad oggi la Liguria, con tre impianti, è ancora no dei maggiori poli di utilizzo del carbone in Italia. Secondo Greenpeace «negli ultimi anni le emissioni di queste centrali sono aumentate e rappresentano circa la metà delle emissioni totali di CO2 della regione. Ed Enel è il primo emettitore di CO2 in Italia, con 46,7 milioni di tonnellate nel 2007, circa un terzo delle emissioni di gas serra dell'intero comparto termoelettrico».

Sulla questione si esprimono anche i sindacalisti, preoccupati di veder saltare il tavolo aperto dalla Regione Liguria con Enel per una chiusura dell’impianto. Lucio Ottino segretario regionale della Filcem -Cgil sostiene la controprotesta degli addetti della centrale sotto la Lanterna che, tra diretti e indiretti, sfama 300 famiglie «e con contratti di alta qualità- spiega, aggiungendo che - quando si fanno queste manifestazioni bisognerebbe anche dire dove potranno andare i lavoratori».
Sulla centrale della Lanterna, la cui concessione scade nel 2020 (ironia della sorte nello stesso anno in cui l’Europa dovrà ridurre del 20% le emissioni di gas serra, avere il 20% di energia da fonti rinnovabili e risparmiare il 20% nei consumi), la Regione Liguria ha da tempo avviato una trattativa con Enel per la chiusura anticipata dell’impianto. Al lavoro c’è un tavolo tecnico, rafforzato anche dal veto che Comune e Provincia hanno espresso per un prolungamento della concessione, incompatibile con la pianificazione del territorio genovese.
«La Regione Liguria - ha detto l’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino - è ben conscia della necessità di favorire al massimo le energie alternative rinnovabili in sostituzione delle fonti fossili da molto presenti nella nostra Regione. Greenpeace ha riportato l’attenzione sul problema».

fonte: lanuovaecologia.it

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