Due indios uccisi durante la marcia dell’Organización nacional indígena de Colombia per chiedere al governo colombiano la restituzione delle terre e il rispetto dei diritti umani. Il presidente Uribe alle prese con un ondata di scioperi e scandali
Due indigeni sono stati uccisi due giorni fa da colpi di arma da fuoco, quando la polizia e l’esercito hanno assaltato un gruppo che si voleva unire alla marcia degli indios che sta risalendo l’autostrada Panamericana dal distretto di Cauca verso Cali, terza città colombiana. La marcia è stata indetta dall’organizzazione indigena per chiedere al presidente colombiano Alvaro Uribe un tavolo di incontro per la restituzione delle terre e il rispetto dei diritti umani.
sono 18mila gli indigeni mobilitati per chiedere la fine degli omicidi nelle loro comunità e che venga rigettato il trattato di libero commercio con gli Usa (Nafta). Altri indigeni si uniranno alla protesta e per Radio Caracol di Bogotà oggi dovrebero giungere a 25mila quelli in marcia, mentre altre fonti ipotizzano anche 65mila.
Per gli organizzatori i morti sono da imputare alla polizia, la quale, per voce del colonnello Jorge Cartagena, comandante dello Squadrone mobile antisommossa, pur confermando almeno uno dei due morti, non ha menzionato gli scontri a fuoco, ma ha dichiarato che gli indios sono morti mentre posizionavano una bomba artigianale.
Per Uribe non è certo un momento facile: la Corte Suprema sta processando 60 membri del congresso, e esponenti della maggioranza, per collusioni con i paramilitari. E non solo la marcia degli indigeni, che chiedono “solo ciò che è scritto nella costituzione” come dichiara, al giornale messicano La Jornada, Luis Evelio Andrade, presidente della dell’Organización nacional indígena de Colombia (Onic).
Il maggior sindacato colombiano, la Central unitaria de trabajadores, ha annunciato uno sciopero di 24 ore per il prossimo giovedì degli impiegati statali, mentre lunedì scorso è iniziato quello dei funzionari del servizio fiscale e delle autorità doganali, da un mese continua quello dei tagliatori di canna da zucchero.
Non basta: due organizzazioni umanitarie hanno denunciato uno sconfinamento di truppe colombiane in un villaggio ecuadoriano dove hanno ucciso e torturato diverse persone, ma le forze armate ecuadoriane non confermano e stanno ancora investigando. Infine 8 persone, tra cui quattro militari in pensione, sono indagate per le minacce di morte ricevute dal senatore della sinistra Alexander López.
fonte: lanuovaecologia.it
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