venerdì 24 ottobre 2008

Borse, un altro venerdì nero

Un'altra giornata nera, come quella, storica, di un altro 24 ottobre, quello del 1929. Dopo il crollo dei mercati asiatici (Tokyo ha ceduto il 9,6%), anche le Borse europee hanno registrato un vero e proprio tracollo. A Milano il Mibtel è arrivato a cedere più del 7%. Mentre le flessioni degli indici a Londra, Parigi e Francoforte hanno persino superato un rosso del 10 per cento.

WALL STREET - A New York la giornata è cominciata malissimo, con le contrattazione sui future sospese già all'alba per eccesso di ribasso. L'apertura delle Borse americane ha visto il Dow Jones e il Nasdaq aprire in forte calo, con l'indice hi-tech arrivato a cedere quasi il 7%. Poi, sull'onda del dato migliore delle attese sulla vendita della nuove case (+5,5%) gli indici hanno avuto un sussulto e attualmente navigano sopra i minimi di seduta.

EUROPA IN ROSSO - Le Borse europee proseguono le contrattazioni in forte calo, ma grazie al parziale recupero a Wall Street si portano marginalmente sopra i minimi di seduta. La perdita media registrata dall'indice Dj Stoxx 50 è del 6,52%. Londra perde il 5,82%, Parigi il 5,65%, Francoforte il 6,62%, Madrid il 6,24%, Amsterdam il 6,10%, Stoccolma il 7,23% e Zurigo lascia il 5,92%. Sotto pressione, tra i titoli principali, a livello continentale si segnala Renault (-16,37%), in risalita dai minimi, mentre Societè Generale lascia sul campo il 13,4% e Ing il 14,01%. Situazione difficile per Barclays (-14,55%) a Londra.

OCSE, ALLARME RECESSIONE - Secondo il capo economista dell'Ocse, Klaus Schmidt-Hebbel, «Molti paesi andranno in recessione presto o tardi, ed è probabile che la ripresa sarà più lenta di quanto è avvenuto con le crisi degli ultimi anni, ma la ripresa dipenderà soprattutto dalla velocità in cui ripartirà il mercato finanziario». Schmidt-Hebbel valuta in modo positivo anche gli interventi di governi e banche centrali: «C'è spazio per tagli dei tassi di interesse in alcuni paesi Ocse oltre a stimoli fiscali temporanei e focalizzati».

GRAN BRETAGNA: IL PIL SCENDE DELLO 0,5% - Intanto in Gran Bretagna, nel terzo trimestre, il Pil ha segnato una contrazione dello 0,5%, superiore alle attese. È la prima volta dal 1992 che in Gran Bretagna si registra una contrazione del prodotto interno lordo rispetto al trimestre precedente. Il calo è superiore alle stime degli economisti che si aspettavano un -0,2%. Rispetto allo stesso trimestre del 2007, il Pil britannico ha registrato un rialzo dello 0,3%, sotto la stima media di un +0,5%, dopo il +1,5% del trimestre prima. La Gran Bretagna è sulla strada della recessione per la prima volta dal 1991, anche se tecnicamente non si può parlare di ciclo recessivo (due trimestri consecutivi di crescita negativa) tenuto conto che nel secondo trimestre il prodotto interno lordo era rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. La Gran Bretagna è stato il primo dei Paesi del G7 ha comunicare i dati sul Pil del terzo trimestre.

MOSCA - Un’altra giornata in caduta libera anche per la Borsa di Mosca: l’indice Micex è stato sospeso fino a martedì prossimo, dopo un’apertura in forte ribasso e un primo stop che doveva durare soltanto un’ora nella mattina. L’indice Micex era stato bloccato per eccesso di ribasso, sotto la soglia limite del 5%, quando gli indicatori lo davano a 554,05 punti a -7,48% alle 10.35 italiane dopo aver aperto ancora una volta in calo.

TITOLI - A Piazza Affari soffrono soprattutto i bancari. Raffica di sospensioni sull'S&P/Mib. Eni e Telecom, i due colossi di Piazza Affari andati incontro a uno stop al ribasso, sono tornati agli scambi e ora cedono rispettivamente l'8,7% a 14,93 euro e il 7,5% a 0,83 euro. Tra i bancari ancora sospensioni al ribasso per Unicredit, Intesa Sanpaolo e anche per Mps che stava perdendo l'11,12% a 1,263 euro scendendo ai minimi assoluti della quotazione dal 1999. Intesa Sanpaolo è stata poi riammessa agli scambi. Il titolo segna un calo del 13,05% a 2,56 euro.

INDICI - Gli indici che misurano il rischio di credito e l'avversione al rischio degli investitori sono balzati a nuovi massimi storici oggi a causa dei timori di una recessione molto più pesante del previsto, delle pressioni dagli hedge fund costretti a liquidare e della crescente instabilità dei mercati emergenti. L'indice Itraxx crossover, che viene considerato la misura più attendibile delle probabilità di default su cds (credit default swap) di società europee con rating inferiore a «bbb-», ha toccato un massimo storico di 900 punti in mattinata, per poi attestarsi a 886 punti base, un aumento, di dimensione mai viste, di 125 punti da venerdì scorso e di 65,5 punti da giovedì.

ASIA - In Asia c'è stata dunque una chiusura di settimana pesantemente negativa. A Seul, alla fine l’indice Kospi ha perso il 10,60%, con un debolissimo volume di scambi. «Gli investitori sono nel panico» ha ammesso Kim Seong-bong, un agente di Samsung Securities. Non va meglio a Tokyo, con il Nikkei che ha chiuso a -9,60% scendendo sotto quota 8mila punti per la prima volta dal maggio 2003 dopo una seduta tutta in negativo (aveva aperto a -1,91%). Il Nikkei ha lasciato sul terreno il 12% questa settimana e il 50% da inizio anno. Il gigante dell’elettronica Sony ha severamente rivisto al ribasso i suoi obiettivi annuali e ha perso l’11%. Giovedì Wall Street aveva chiuso in modo contrastato una seduta molto volatile, con il Dow Jones a +2,02% e il Nasdaq a -0,73%.

FONDO DA 80 MILIARDI - I mercati asiatici stanno subendo ancora forti perdite di fronte alle incertezze che gravano sull’economia mondiale, proprio per questo i dirigenti di tredici paesi asiatici si sono accordati sulla creazione, entro giugno, di un fondo comune di 80 miliardi di dollari per proteggere la regione contro la crisi finanziara. Lo ha annunciato un responsabile sudcoreano. Corea del Sud, Cina, Giappone e i dieci membri dell’Associazione delle Nazioni d’Asia del Sudest (Asean) hanno concluso l’accordo durante un incontro a Pechino.

EURO-DOLLARO-YEN - L'euro continua a perdere terreno nei confronti di dollaro e yen, toccando in mattinata la quota più bassa dal 2002 sulla valuta nipponica. Sui mercati asiatici la moneta unica europea viene scambiata a 1,2794 dollari e 122,70 yen contro 1,2912 dollari e 125,06 yen di giovedì sera a New York. Poi l'euro perdeva ancora terreno nei confronti del dollaro all'apertura di contrattazione sui mercati europei. La moneta unica scivolava poi sotto quota 1,25 dollari, passando di mano a 1,2497 dollari.

PETROLIO - Il prezzo del petrolio scende sotto i 62 dollari sui circuiti elettronici. Il Brent con consegna a novembre è scambiato a 61,95 dollari, in calo di 6 dollari. Per frenare la caduta del prezzo del greggio l'Opec ha deciso di tagliare la produzione di un milione e mezzo di barili. La decisione dell'Opec non piace alla Casa Bianca. «Anti-mercato», così viene definita da Washington.

SETTORE AEREO - Vittima della crisi economica anche il traffico aereo passeggeri mondiale, che, nel mese di settembre, ha registrato il suo primo calo dal settembre 2003, quando era alle prese con il fenomeno Sars. Le perdite previste a fine anno per il settore sono a quota 5,2 miliardi di dollari, secondo Giovanni Bisignani, direttore generale Iata, associazione che rappresenta 230 compagnie aeree, pari al 93% del traffico aereo internazionale. Per il cargo, il crollo è ancora più marcato: -7,7%. «Il declino del traffico è particolarmente rapido ed esteso» ha commentato il direttore generale di Iata, Giovanni Bisignani, definendo quanto sta accadendo «allarmante»

fonte: corriere.it

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