Per l'industriale la procura del capoluogo piemontese in seguito all'inchiesta condotta dal pubblico ministero Raffaele Guariniello ha chiesto il rinvio a giudizio, nei giorni scorsi, per disastro doloso in relazione ai tumori accusati dagli ex dipendenti delle filiali Eternit di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
L'Eternit è una speciale sostanza realizzata da un composto di amianto e cemento che negli anni '60 e '70 conobbe un utilizzo boom soprattutto in edilizia come rivestimento isolante e in molta oggettistica.
Alla sbarra, insieme a Schmidheiny, potrebbe dover comparire anche il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier di 87 anni. Anche lui deve rispondere dell'accusa di "disastro doloso" perché pur conoscendo la portata della minaccia, avrebbe volontariamente omesso di assumere tutte quelle cautele e quegli accorgimenti che sarebbero stati necessari per impedire che dipendenti e abitanti delle zone interessate si ammalassero e morissero.
Non è detto però che l'offerta annunciata oggi si traduca in un accordo. Già nel 2007 il magnate svizzero aveva formalizzato infatti una proposta di risarcimento ai parenti delle vittime dell'amianto, ma era stata giudicata irricevibile. Racconta Bruno Pesce, ex dirigente della camera del lavoro di Torino e leader del comitato dei familiari: "Ci avevano offerto 75 milioni di euro, è vero. Ma le condizioni che posero erano irricevibili. Gli svizzeri pretendevano da noi una cosa impossibile e contraria al codice penale, che pone come obbligatoria l'azione penale: avrebbero dovuto garantire, in cambio di risarcimenti, che in futuro non ci sarebbe stata più alcuna causa contro la Enternit. E già questo la dice lunga".
"I soldi - ricorda ancora Pesce - sarebbero stati erogati a rate, in 15 anni. Sarebbe toccato a noi, altra condizione capestro, bocciata in pieno, mettere da parte una quota del denaro per i malati di cancro morti successivamente alla erogazione". L'idea del Comitato, che si è sentito preso in giro e umiliato, è quella di costituire un collegio legale di parte civile "internazionale": si vogliono coinvolgere anche i legali di altri stati dove sono morti i lavoratori dell'amianto e associazioni e sindacati stranieri. I contatti già avviati sono con Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera. Ma si guarda anche all'America Latina, al Canada e all'Africa, dove l'amianto continua ad essere lavorato in condizioni di rischio enorme.
fonte: repubblica.it
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