venerdì 31 ottobre 2008

Una tassa per il clima

Tassare il consumo energetico per indurre a un utilizzo razionale da parte del settore industriale dell’energia sta diventando una politica diffusa. L’esperienza britannica

La lotta ai cambiamenti climatici passa anche attraverso le tasse. Questo il senso della legge britannica, in vigore dal 2001, la Climate Change Levy, che impone un sovrapprezzo per l’energia, da fonti tradizionali consumata da tutti i settori, escluso quello domestico. Si tratta di una disposizione che è stata introdotta al fine di ottenere due risultati. Il primo è quello di spingere le aziende ad aumentare l’efficienza dei sistemi, riducendo i consumi, mentre il secondo è quello di spingere i soggetti industriali all’utilizzo di energie rinnovabili che sono escluse dal sovrapprezzo introdotto dalla tassa. Lo scopo della disposizione è quello di ridurre i consumi energetici del 20% entro il 2020, indipendentemente dall’aumento del Pil della nazione. La tassa applica un sovrapprezzo diversificato per l’elettricità, il gas e il carbone. Nel primo caso sono applicati 0,07 euro per chilowattora, mentre per l’energia prodotta da gas e carbone il sovrapprezzo è di 0,02 euro per chilowattora. La specificità della Climate Change Levy risiede nella sua flessibilità in relazione agli utilizzi dell’energia impiegata all’interno dei processi, ai sistemi che vengono utilizzati e alle pratiche applicate per aumentare l’efficienza energetica che è poi lo scopo principale del dispositivo di legge. Una serie di misure, che vanno dalla riduzione delle spese previdenziali per le aziende all’esenzione dalla tassa in caso di utilizzo di sistemi di cogenerazione avanzati, servono a mitigare, senza stravolgerla la legge introducendo meccanismi premianti flessibili. Anche l’investimento in sistemi tecnologici ad alta efficienza energetica viene favorito. Attraverso l’Enanced Capital Allowance scheme, si possono portare in detrazione al 100%, per il primo anno, le spese per sistemi e apparecchiature particolarmente virtuose, la cui lista aggiornata è reperibile sul sito dell Eca (www. Eca.gov.uk).

L’industria energivora
In questo quadro appare chiaro che un’industria che possiede una forte dipendenza dai consumi elettrici può apparire fortemente penalizzata, specie se si pensa che si tratta di un’accisa che pesa per tutta la vita dell’impianto. Ciò sta costringendo le aziende operanti nel settore a utilizzare in maniera rapida tutte le tecnologie possibili che consentano il risparmio energetico non appena queste siano disponibili e affidabili sul mercato. Il meccanismo della certificazione degli apparecchi è stato utilizzato dal governo britannico con un doppio scopo. Il primo è quello di incentivare i costruttori di apparati ad applicare sistemi innovativi nei prodotti al fine di poter essere inseriti nelle liste dei “virtuosi”, mentre il secondo è quello di semplificare le procedure di sgravio fiscale dalla Climate Change Levy. Il semplice acquisto di apparecchiature “Eca Registred” che appaiano all’interno delle liste di prodotto da diritto alle detrazioni, senza un ulteriore aggravio burocratico, attraverso delle semplici operazioni di calcolo delle tassazioni. Il marchio, infatti, garantisce la piena conformità degli apparecchi e dei sistemi ai requisiti di risparmio energetico richiesti e il meccanismo non si ferma solo all’acquisto. È possibile applicare le detrazioni, infatti, anche se si utilizzano apparecchiature e sistemi virtuosi attraverso altri meccanismi finanziari come il leasing, l’affitto e il noleggio. Il sistema Enanced Capital Allowance si basa, nel suo utilizzo, sulla rete Internet. In questa maniera, infatti, è possibile aggiornare le liste delle apparecchiature in maniera costante e ridurre i costi di comunicazione agli operatori del settore, garantendo un’immediatezza e una fruibilità indispensabili per non appesantire un settore, come quello delle forniture industriali, nel quale l’internazionalizzazione dei mercati richiede libertà e rapidità di risposte. Il rapido aggiornamento delle liste, da parte di un organismo indipendente che fa capo al Governo britannico, permette, inoltre, di avere una fonte certificata e sicura, per ciò che riguarda le caratteristiche energetiche dei prodotti che si vuole acquistare.

La sicurezza della lista
Una delle preoccupazioni maggiori dell’Eca è quella di garantire il massimo di affidabilità della lista dei prodotti ammessi per la detrazione. Su questo risvolto, infatti, si gioca tutta l’affidabilità dell’operazione. La lista dei prodotti deve essere aggiornata, imparziale e affidabile e per questo motivo l’Eca svolge indagini annuali che sono affidate a Carbon Trust che è un organismo indipendente, fondato dal governo britannico, il cui ruolo è quello di assistere il settore pubblico e privato nella riduzione delle emissioni di gas serra e di aiutare nello sviluppo di tecnologie a bassa emissione. Nella lista si può entrare se si sottopongono i propri prodotti al collaudo, ma si può anche uscire se il prodotto in commercio non corrisponde più alle caratteristiche richieste dalla lista. I tempi dei test sono rapidi ed eventuali ricorsi per l’esclusione di un prodotto dalla lista possono essere prodotti entro sessanta giorni dalla comunicazione. Naturalmente queste regole valgono sia per i produttori di apparecchiature locali, sia per gli importatori e l’appartenenza all’una o all’altra categoria non produce effetti di sorta, per ciò che riguarda l’inclusione o l’esclusione dalla lista.

Misure di contenimento
Se da un lato il sistema industriale britannico subisce gli effetti della Climate Change Levy attraverso l’incremento dei costi energetici, che sono di circa il 15%, mentre dall’altro ha la possibilità di accedere a sistemi certificati e sicuri sul fronte del consumo energetico, appare chiaro che la discrezionalità degli operatori rimane grande sul fronte della scelta dei sistemi e dalla loro conduzione. La questione della scelta, come abbiamo visto, permette di accedere a delle incentivazioni sotto forma di sgravi fiscali, mentre la buona conduzione dei sistemi produce un risultato secco in termini di bolletta energetica. Anche per queste ragioni l’introduzione di pratiche per l’efficienza energetica non può che essere il prodotto di un mix di legislazioni, incentivi, obblighi, tecnologie e comportamenti che devono essere armonizzate nell’insieme per ottenere non solo risparmi, ma anche guadagni secchi. In questa chiave tutti i compartimenti industriali energivori dovrebbero capire che il risparmio e l’efficienza rappresentano un investimento non solo sul fronte dell’ambiente, ma anche finanziario.

fonte: rinnovabili.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

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