Il ministero dell'Ambiente ha azzerato il Comitato tecnico che avrebbe dovuto decidere entro il 31 marzo se concedere all'Ilva di Taranto l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Legambiente: «Segnali preoccupanti». Realacci presenta un'interrogazione al ministro Prestigiacomo
Il ministero dell'Ambiente ha azzerato il Comitato tecnico che avrebbe dovuto decidere entro il 31 marzo prossimo se concedere all'Ilva di Taranto l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Si tratti o meno di un favore ai Riva – proprietari dell’azienda – per il loro ingresso nella Cae, la cordata di imprenditori italiani per il “salvataggio” di Alitalia, la decisione ha destato reazioni sdegnate.
Per Legambiente Puglia si tratta di un "ulteriore favore" all'azienda che rischia di allungare ulteriormente i tempi a disposizione di Emilio Riva per adeguare i processi di produzione alle Bat, le migliori tecnologie possibili. Leo Corvace, tarantino e dirigente regionale dell’associazione ambientalista, interpellato in proposito, sostiene che questa decisione "invalida tutti i lavori fatti da oltre un anno su questo tema" e che ora "il rischio è che si arrivi al 31 marzo, data fissata per la definizione delle procedure Aia, senza trovarsi nelle condizioni di poter definire questo cammino, concedendo ulteriore tempo all'Ilva per adeguarsi alle prescrizioni. Insomma, un ulteriore favore all'azienda".
Corvace ricorda che una ventina di associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, da oltre un anno hanno inviato al ministero diverse note con considerazioni critiche a proposito della documentazione che l'Ilva ha prodotto per certificare l'adeguamento dei suoi impianti alle Bat. "Documentazione nella quale - dice - non sono chiari gli obiettivi e non si trovano dati importanti".
Legambiente Puglia ritiene ora necessario che Regione Puglia, provincia di Taranto, Comuni di Taranto e Statte, interessati dalla presenza dell'insediamento industriale, e associazioni, facciano un blocco unico per sostenere le ragioni della difesa dell'ambiente. "Con l'Aia - rileva Corvace - è tra l'altro possibile indicare prescrizioni sui valori delle emissioni ancora più restrittive di quanto previsto dalle leggi vigenti". Invece ora – afferma – "il rischio è che le prescrizioni siano molto blande. I segnali in questa direzione ci sono e sono molto preoccupanti".
Secca anche la reazione dell’esponente dei verdi Angelo bonelli: "Ormai è evidente: le aree di grandissima crisi ambientale non rientrano tra le priorità del ministro Prestigiacomo che, dopo aver tagliato i 150 milioni per la riqualificazione ecologica e la riforestazione di zone gravemente attaccate dall'inquinamento, ora rimuove anche i tecnici anti-diossina di Taranto". Tra i progetti del ministero "a cui sono stati tagliati i fondi - rileva Bonelli - ci sono proprio quelli, già approvati, per la realizzazione di verde pubblico a Taranto e a Gela, dove era prevista la realizzazione di parchi urbani per migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini che da anni subiscono il dramma dell'inquinamento".
Anche la Uilm di Taranto giudica negativamente la decisione del ministro dell'Ambiente. "È una decisione autonoma del ministero – dice il segretario provinciale della Uilm jonica, Rocco Palombella – che non condividiamo. Il lavoro svolto da queste persone, l'esperienza maturata, gli studi sulla situazione ambientale andavano salvaguardati e capitalizzati". Secondo Palombella, "è quindi ingiusto far ricadere sui tecnici il peso della responsabilità di una situazione così delicata". Ermete Realacci, ministro dell'ambiente del governo ombra, presenterà oggi al ministro Prestigiacomo un'interrogazione parlamentare per chiedere urgenti spiegazioni a proposito delle indagini sui livelli di inquinamento dello stabilimento pugliese. "La situazione dell'Ilva - commenta Realacci - è troppo delicata e i cittadini di Taranto, così come il loro territorio, hanno pagato negli anni un prezzo troppo alto per non meritare la massima attenzione da parte delle istituzioni nazionali".
fonte: lanuovaecologia.it
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